Un parco letterario è come una riserva di cultura: specie in via di estinzione che ha sempre più bisogno di protezione e cura, valorizzazione e diffusione. In Basilicata sono già sorti tre Parchi, quello intitolato all’opera di Carlo Levi, e quelli dedicati alla memoria di Isabella Morra e don Giuseppe De Luca. Anche Palazzo San Gervasio avrà un Parco letterario tutto suo e si chiamerà “Vincenzo d’Errico”. Dei Parchi molto si parla, ma poco si sa. Prima di addentrarci in più approfondite spiegazioni, sarà utile un excursus storico.

Stanislao Nievo (1928 – 2006) nella sua infaticabile opera di scrittore, regista, giornalista e poeta, nel 1992 diede vita alla Fondazione “Ippolito Nievo”. Lui era il pronipote dello scrittore delle “Confessioni di un italiano” e non poteva esimersi dall’intitolare l’Ente al grande parente scrittore. Da amante della natura (Stanislao è stato uno dei soci fondatori del Wwf) sapeva e doveva coniugarla, per farla interagire, proprio con la cultura. E se lo scopo principale era quello di salvaguardare e promuovere l'anima di tanti piccoli paesi d'Italia, rendendoli protagonisti di una nuova economia, il sistema non poteva che essere rappresentato proprio dai Parchi Letterari.

“Il Parco letterario (è un marchio registrato di proprietà della Fondazione, ndr) nasce da una filosofia, quella che vuole scoprire i luoghi della nostra penisola attraverso gli occhi dei personaggi e letterati che li vissero e che continuano a farli vivere attraverso le proprie opere. Per gustare quell'atmosfera che ha ispirato tanta letteratura. I parchi non vivono in uno spazio limitato, ma in luoghi diversi, a volte distanti tra loro: ruderi, case, centri storici, strade e sentieri. Accanto ai percorsi concreti, di pari passo va l'esperienza dell'immaginazione solleticata opportunamente dalla lettura. Ma la creazione di Parchi Letterari è anche un sistema per conservare, rivalutare e recuperare sia il patrimonio letterario che il territorio. I Parchi spesso si fanno promotori di eventi culturali e ospitano convegni, spettacoli, mostre, concorsi, premi letterari, pubblicazioni e visite per le scuole. Non mancano piccoli mercati di prodotti per di più artigianali come prodotti tipici, ceramiche, metalli, tessuti che ci ricordano lo scrittore e le sue opere”, scrivono dalla Fondazione Nievo.

 

Il primo dei Parchi realizzati è stato quello dedicato a “Ippolito Nievo”, nel 1992, che comprende vari Comuni nelle province di Udine, Pordenone e Venezia. E poi, seguirono a ruota, oltre a quelli già citati in Basilicata, a “Cesare Pavese” in Piemonte, a “Grazia Deledda” in Sardegna, ad “Eugenio Montale” in Liguria, a “Gabriele D'Annunzio” in Abruzzo, a “Alessandro Verri” a Roma, a “Omero” in Agro Pontino, a “Giovanni Verga” in Sicilia, a "Gian Battista Vico" in Campania e ancora tanti altri. Sono stati avviati dalla Sovvenzione Globale della Commissione Europea, con l'accordo dei Comuni sul cui territorio questi si trovano.

Il nuovo Parco a Palazzo San Gervasio non ha valenze diverse. Come spiega Bianca Maria Lavalle, una delle ideatrici del progetto, “esso costituirà lo specchio dove la popolazione si guarda per riconoscersi; luogo in cui cerca spiegazioni del territorio al quale è legata, unite a quelle delle popolazioni che l'hanno preceduta nella discontinuità e nella continuità delle generazioni. Uno specchio che la popolazione tende ai suoi ospiti per farsi meglio comprendere nel rispetto delle sue componenti e della sua intimità”.

L’intitolazione a Vincenzo d’Errico (1798-1855) ha una sua base di giustificazione. Consigliere provinciale e deputato per le opere pubbliche, nel 1848 fu eletto al Parlamento napoletano. Fu poi presidente della Società economica di Basilicata, prima di abbracciare la causa della Giovane Italia nel 1832 ed essere processato e condannato per cospirazione.

“Vincenzo fu inoltre autore di svariati ed importanti scritti - si legge nel volume ‘La borghesia tra Ottocento e Novecento in Basilicata’ - che dimostravano la perfetta conoscenza della situazione e delle necessità delle popolazioni lucane. Sollecitava l’istituzione di ricoveri per mendici vecchi e storpi e denunciava la mancanza di lavoro stabile nella regione”.

“Intestare il Parco letterario a Vincenzo d'Errico – aggiunge ancora Lavalle - è parso doveroso non solo per i motivi prima accennati, ma anche per riportare alla luce con forza quella ‘filosofia politica’ espressa dai quei grandi pensatori del Vulture Alto-Bradano quali furono appunto, seppur nella loro differenza, il d'Errico, ma anche Ciccotti, Fortunato e Nitti. Possiamo quindi affermare che l'intestazione è motivata da diverse ragioni nonché dalla considerazione che i beni culturali (intendendo questo termine nella sua accezione più vasta) e i beni ambientali siano in grado di produrre ricchezza se correttamente utilizzati come risorsa economica. Consideriamo, quindi, la risorsa patrimonio culturale come un punto di forza per lo sviluppo locale sostenibile”.

Nel concreto, l’organizzazione del Parco ruota attorno alla Pinacoteca d’Errico che si farà centro di irradiazione di proposte su percorsi culturali e paesaggistici organizzati. Una rete di interscambi culturali collegata alla promozione dell’intero territorio del Vulture – Melfese con l’offerta di pacchetti turistici integrati (Piot). Hanno espresso adesione formale al progetto i comuni di Oppido Lucano, Tolve, Banzi, Forenza, Palazzo San Gervasio, Lavello, Barile, Melfi, e gli Enti del Gal Vulture Melfese, il Ministero dei Beni culturali. A tale adesione seguirà la formalizzazione di protocolli d’intesa. Il programma dell’istituzione del Parco palazzese si svolgerà in più fasi.

Da un lato la presentazione del progetto. Dall’altro la discussione e stesura del relativo protocollo d’intesa con i Comuni che hanno espresso la volontà di aderire. Nella sostanza, il programma prevede: l’organizzazione di un convegno nazionale sulla Questione meridionale; premi letterari con tematiche artistiche, economiche e politiche sul Vulture Alto Bradano; la redazione del repertorio delle fonti archivistiche sulla storia del territorio del parco letterario. Accanto all’organizzazione di questi eventi sono previsti gli “itinerari” che possono distinguersi in: archeologici; naturalistici; artistici e storici (il brigantaggio e i percorsi federiciani).

Nell'ambito degli itenerari archeologici sono inclusi i siti di Banzi, Atella (parco paleolitico), Oppido, Melfi (museo archelogico) e Lavello, ricchi di scoperte e suggestioni. Per quelli più squisitamente naturalistici, si è progettata, ad esempio, la costituzione di una Oasi faunistica nel bosco di Palazzo San Gervasio. Ma anche di un’Oasi faunistica a Lavello nei pressi del lago Abate Alonja. Quelli artistici partono dalla Pinacoteca palazzese per proseguire con il Museo diocesano di melfi (l'antica costruzione del palazzo vescovile risalente al 1059 ospita la Pinacoteca diocesana dove vengono custodite tele dipinte ad olio del periodo tra il 400 e il 600). Per quanto riguarda gli itinerari storici, quello sul brigantaggio assume una valenza di rilievo. Non da meno i percorsi federiciani con visite guidate ai castelli di Lagopesole, Melfi, Genzano di Lucania, Atella, Venosa, e così via.

Accanto agli itinerari, altri eventi e ritualità storiche. Ad iniziare dal corteo storico di Acerenza (Roberto Il Guiscardo, le Guerre e le conquiste), per passare a quello di Banzi o alla rievocazione del rito dei Templari in quel di Forenza o ancora alla rievocazione della falconeria a Melfi. Eventi che hanno una loro proposta progettuale nell'organizzazione di feste e giochi equestri in onore di Federico II per commemorare la donazione “de jure paterno” del feudo di San Gervasio al principe Manfredi e celebrare il mito federiciano del cavallo nella tradizione storica del paese.

Gli eventi religiosi tenderanno a rievocare la Via Crucis a Palazzo San Gervasio, Oppido, Forenza e Barile. Ma anche il presepe vivente. Gli itinerari enograstronomici completano il quando delle iniziative. Il territorio lucano è ricco di tradizioni culinarie ed offre molto dal punto di vista enogastronomico. Fiore all'occhiello della regione, la cucina lucana è tradizionalmente una sapiente unione di prodotti semplici e genuini.

“I parchi negli ultimi anni – ha sostenuto Mario Saluzzi, conservatore dell’Ente morale d’Errico – hanno assunto la veste di un vero e proprio mezzo di sviluppo locale estremamente importante in particolar modo per quelle comunità come la nostra, dotata di ricchezze culturali e paesaggistiche, che si misurerà principalmente con il mercato del turismo culturale internazionale, ed in secondo luogo nel percorso di creazione di un sistema socio-produttivo di una comunità. L’Ente morale d’Errico si prepara a gestire l’immenso patrimonio di cui è proprietaria”. “Dopo aver aderito alla fondazione Euro Mediterranea Anna Lindh – ha sostenuto infine Saluzzi – il Parco Letterario sarà lo specchio che i lucani tenderanno ai visitatori al fine di farsi meglio comprendere nel rispetto delle sue componenti e delle sue intimità”. (M. C.)

Fonti:

    * “Parco Letterario “Vincenzo d’Errico” – Progetto P.I.O.T. – Sette volumi” S.i.l.e.c.

    * “La Borghesia tra Ottocento e Novecento in Basilicata – Storie di famiglie”, Calice Editori, 2006. Autori vari.

    * “Il parco letterario”, di Mario Saluzzi, Libero Accesso, giugno 2008.

    * www.parchiletterari.com

    * www.stanislaonievo.it

tratto da www.basilicatanet.it