Nel suo ultimo film Invictus il grande Clint Eastwood ha raccontato la storia di un umanissimo Morgan Freeman/Nelson Mandela impegnato a riconciliare il Sudafrica attraverso il rugby, dimostrando così come lo sport sia, prima di ogni altra cosa, un vero e proprio linguaggio universale.
E’ ancora attuale questa universalità, al cospetto di atleti pagati a peso d’oro e di spettatori ormai abituati a tutto?

Banzi, provincia di Potenza. Non siamo in Sudafrica, ma siamo pur sempre a Sud, in Basilicata. Una terra di conquista nella quale le stagioni hanno il colore del grano nelle sue diverse fasi di maturazione, si arrampicano sulle cime di arenaria e si buttano a picco nel mare.
Da queste parti – rese, è il caso di dirlo, tristemente note da Carlo Levi – esistono paesi la cui rara bellezza è, letteralmente, offuscata da regioni dotate di un approccio più furbo al marketing territoriale o da tristi casi di cronaca, ed è arroccata nella solitudine.
“La Basilicata è il paese del silenzio”, scrive Mariolina Venezia. Soprattutto, anche questo è terreno di monopolio calcistico nazionalpopolare, di campanilismi e di quel “familismo amorale” che il sociologo Edward C. Banfield teorizzò vivendo in prima persona la quotidianità di un paese lucano.

Ma siamo nel 2010 e, a dispetto di ogni retorico discorso sull’arretratezza, anche nel nostro Sud esiste internet e pare arrivi anche oltre la metaforica Eboli.
E sono proprio il web e lo sport i protagonisti di questo Invictus in salsa lucana, in cui una ultramaratona è riuscita ad unire gli sforzi di paesi che, fino a ieri, si trattavano con indifferenza se non anche con diffidenza. Ha portato a Banzi atleti provenienti da tutta Italia (e quest’anno anche dall’Europa), ha dato slancio a giovani e meno giovani ma, soprattutto, ha fatto scoprire i benefici di uno sport “altro” ad insospettabili padri di famiglia, ad ex emigranti tornati a casa dopo anni di gavetta, a donne costrette in un ruolo che non le voleva di certo in pantaloncini, di buon mattino, impegnate a correre su qualche strada sterrata.

In questa storia non ci sono Primi Ministri o potenziali guerre civili: qui lo sport, nel paziente lavoro di educazione e di promozione fatto da una giovane associazione sportiva (la ASD Genzano on the Road di Genzano di Lucania), è servito a far trovare slancio a tante persone fin troppo abituate a somigliare al “Paese del Silenzio”.
Ed è servito, grazie ad una bella manifestazione chiamata “6 Ore dei Templari” a rendere un piccolo comune di millecinquecento abitanti tutt’altro che silenzioso.

In occasione di questo evento, organizzato con grande passione e promosso soprattutto grazie alle potenzialità del web 2.0 istituzioni, aziende, cooperative sociali del territorio hanno abbattuto routine, solitudine, diffidenza, indifferenza, campanilismo e persino il familismo amorale per dare vita ad una vera e propria “festa di tutti”.

Ma soprattutto è la gente ad essere protagonista: se Clint Eastwood fa abbracciare i bianchi Springbocks con gli allegri bambini neri di una bidonville, qui le massaie lucane prepareranno un piatto di pasta con la salsiccia anche per Richard Whitehead, campione inglese, record mondiale di maratona su protesi.

E’ un paragone azzardato? Non troppo, per chi lo “straniero” lo vede persino nell’abitante del comune limitrofo e persino in se stesso, quando è un po’ diverso da una media, ancora una volta, silenziosa. Quella che, di prima mattina, tira tardi a causa della sbronza della sera prima. Quella che le donne sono soltanto la moda del momento per le quote rosa. Quella che “stasera si fa un giro per il corso”, o magari si beve birra davanti alla partita, sul divano, finchè non arriva il sonno e, ancora, il Silenzio.

La seconda edizione di questo piccolo miracolo lucano, che ha un po’ lo stesso sapore di quella “Focaccia Blues” di pugliese memoria, si terrà i prossimi 7 e 8 maggio. Il popolo degli ultramaratoneti web lo sa già da tempo, informato prontamente via Facebook e pronto a tutto: dal car-pooling alle strade che si perdono tra i campi di grano (a maggio saranno verdissimi) a dispetto del più evoluto Tom-Tom.

Dopo tutto, se Cristo s’è fermato ad Eboli, tutti gli altri correranno a Banzi.

(Fonte: http://www.facebook.com/l/fc7fc;www.novamag.it/2010/03/27/invictus-in-salsa-lucana/)