La regista Lina Wertmüller porta in teatro il libro che nel ’64 aveva adattato per la Rai: "Un musical in costume, in omaggio a Nino Rota"
Roma - «Può scrivere che Nanni Moretti è un idiota e io un genio?», chiede Lina Wertmüller, scherzando come suo solito. Tra i due assi romani il due di picche viaggia dai tempi del morettiano Io sono un autarchico, dove Nanni sbavava bolle di sapone al solo nome di lei, cineasta e scrittrice classe 1926, che il 7 maggio avrà il David di Donatello alla carriera e che negli Usa resta un numero uno (Moretti no, va forte in Francia). «Davvero lui gira un film sul Papa? Il solito cattocomunista, la specie peggiore!», e giù risata gorgogliante da fumatrice accanita. È allegra, Lina l’aristocratica d’origine svizzera: ha visto Basilicata coast to coast e da basilisca (papà lucano, di Palazzo San Gervasio) e autrice de I basilischi, brillante esordio del ’63, apprezza il film di Papaleo. Anarchica (cacciata da una dozzina di scuole cattoliche), femminista (nel 1976 fu la prima donna nominata all’Academy Award per Pasqualino Settebellezze), decisamente brava, pare ferma nel Parco Glorie Nazionali e invece sta tornando. Sul piccolo schermo, con il tv-movie popolare Mannaggia alla miseria. E a teatro, con Elio delle Storie Tese, che interpreta il musical Gian Burrasca (dal 9 settembre, inaugurazione al Festival della letteratura di Mantova), scritto e adattato da lei, autrice della serie tv Il Giornalino di Gian Burrasca (1964). Al cinema ci pensa sempre, ma là continuano i Chiari di Lina (così il libro di Tiziana Masucci, Edizioni Sabinae). Allora l’artista scrive il soggetto d'un film grottesco, Il sesso di Hitler («magari ci metto Alida Valli e Assia Noris») e prepara il sequel di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto (1974), ancora con Giannini e la Melato. Non si sa mai.
Come nasce l’idea d’un tandem con Elio delle Storie Tese, ripescando un classico della letteratura italiana per ragazzi, che vide Rita Pavone, in tivù, nel ruolo del monello di Vamba?
«Da un progetto parmense. Elio, in riccioloni e divisa da collegiale, leggerà dei monologhi-lettera, in forma di concerto. Il musical, con testo e regia miei, dura un’ora e mezzo: ho sforbiciato, adattandolo, il testo scritto per la televisione dei Sessanta. Là erano otto puntate, qui c’è uno spettacolo con Elio al centro, vestito come la Pavone ai suoi tempi: pantaloni alla zuava e berretto col pon pon. Lui, così futurista, mi è molto simpatico. Stavolta suonerà con cinque professori d’orchestra, non con i musicisti delle Storie Tese. Restano le musiche di Nino Rota: l’anno prossimo ricorre il centenario della sua nascita».
Col cinema è ferma da un po’, in televisione non torna da Francesca e Nunziata (2001). Quale dei due mezzi preferisce?
«Preferisco la televisione, dove c’è gente che si rende conto di cosa voglia dire produrre. Per quanto, anche qui: se non hai un milione da spendere in pubblicità... Raiuno deciderà la messa in onda di Mannaggia alla miseria, uno dei miei grotteschi a sfondo sociale, ispirato alla vicenda del banchiere dei poveri Muhammed Yunus, inventore del microcredito. Io l’ho conosciuto, il premio Nobel Yunus: ha una personalità molto interessante. Ambiento tutto in una Napoli pittoresca, dove tre ragazzi - interpretati da Gabriella Pession, Sergio Assisi e Tommaso Ramenghi - cercano di applicare il microcredito ai poveri di Partenope».
«È il Sud che amo: sono mediterranea, ma mi piace anche il nord. L’Italia mi piace tutta: la sua storia, con tutti quegli staterelli, che furono un colpo di culo eccezionale, dove ognuno regnava nella sua regione. Perciò abbiamo le più belle città del mondo. Da piccola, a scuola vedevo l’Italia con il mantello colorato di Arlecchino. Ogni regione, un colore».
In genere, dell’Italia si lamentano tutti...
«E non capisco perché! Nei suoi alti e bassi, l’Italia mi piace. È così vitale, nelle sue diversità».
A che punto è il sequel di Travolti da un insolito destino, spesso annunciato?
«Cerco i soldi. La signora Ciccone ne ha fatto un remake così bruttarello, che ha vinto il Premio Pernacchia, negli Usa. Giannini e la Melato, però, stavolta avranno due figli al seguito».
E Il sesso di Hitler, di che si tratta?
«Al solito: se avessi i fondi, comincerei anche domani. Potrebbe essere una commedia delle mie, molto divertente. Un bel grottesco sul Führer, tra telefoni bianchi e camicie brune. Ma ancora non ho un produttore».