Oliveto Lucano, Palazzo San Gervasio e Mar Ionio i permessi di ricerca che rischiano di ampliare a breve oltre ogni misura il territorio regionale interessato dalle attività petrolifere.Mentre la marea nera nel Golfo del Messico sta causando una delle più gravi catastrofi ambientali mai verificate con danni incalcolabili agli ecosistemi ed alle economie delle popolazioni costiere ed il Presidente Obama impone il blocco delle trivellazioni in mare, la Basilicata è sempre più assediata dalle compagnie petrolifere che non hanno alcun riguardo per il territorio ed i suoi abitanti.La scorsa settimana infatti il Presidente del WWF Italia, Avv. Stefano Leoni, è dovuto intervenire presso il Ministero dello Sviluppo Economico chiedendo di non autorizzare il permesso di ricerca idrocarburi “Oliveto Lucano” richiesto dalla Esso e dalla Total, che ricade in buona parte nel Parco Regionale Gallipoli Cognato - Piccole Dolomiti Lucane, istituito con l.r. n.47/1997 che all’art. 19 prevede espressamente il “divieto di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi” ; l’area inoltre interessa anche le Aree SIC e ZPS di “Foresta Gallipoli Cognato ” “Bosco di Montepiano” e “Dolomiti di Pietrapertosa , individuate per la presenza di numerosi habitat e specie prioritarie tutelate dalla legislazione comunitaria.Fortissima preoccupazione ha espresso anche il WWF Italia nel comunicato stampa diramato il 1° maggio sull’autorizzazione rilasciata dal dimissionario Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola a Shell Italia per il permesso di ricerca petrolifera offshore nel Golfo di Taranto che interessa il tratto di mare antistante la costa che da Trebisacce arriva quasi sino a Nova Siri.Il WWF sta lavorando inoltre per presentare proprie osservazioni nel procedimento relativo alla VIA presentata dalla società Texana “Aleanna Resorces LLC” al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata per il permesso di ricerca di idrocarburi “Palazzo San Gervasio”.Il documento presentato dalla società infatti da una prima verifica risulta alquanto generico e lacunoso. L’area interessata comprende i territori comunali di Acerenza, Banzi, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Rapolla, Ripacandida e Venosa.“Il WWF torna a chiedere una moratoria su tutte le nuove attività di ricerca di idrocarburi sul territorio regionale”, ha dichiarato Vito Mazzilli, presidente del WWF Basilicata “perché l’approvazione di questi ulteriori permessi comprometterebbe definitivamente i delicati equilibri non solo ambientali ma anche socio economici della nostra Regione che già sta contribuendo generosamente con i giacimenti della Val d’Agri e della Val Camastra alla bolletta energetica Nazionale.

Chiediamo pertanto al Ministero dello Sviluppo Economico di non concedere ulteriori permessi ed alla Regione Basilicata di mettere in atto tutte le misure a propria disposizione per bloccare eventuali permessi rilasciati, come sta facendo la vicina Regione Puglia i cui amministratori si stanno opponendo decisamente, anche attraverso ricorsi alla giustizia Amministrativa, ai permessi di ricerca in mare (sull’Adriatico e vicino le Tremiti) e sulla terraferma (nei territori di Spinazzola e Minervino, nel Parco dell’Alta Murgia, confinanti con il territorio interessato dal permesso “San Gervasio”).“Ma in tutto questo sconsolante panorama, l’unico effetto positivo potrebbe trovarsi nell’aumentata consapevolezza che così non si può andare avanti e che la spinta verso energie alternativa meno pericolose e devastanti dovrà crescere sempre più rapidamente. Anche per non accelerare la corsa verso la fine del mondo che, potrebbe arrivare anche prima del 21 dicembre del 2012 , data prevista dalla profezia del calendario Maya” dice Fulco Pratesi Presidente onorario WWF Italia nel suo nuovo blog “Biodiversamente” ospitato su http://www.nationalgeographic.it/ , a commento del disastro nel Golfo del Messico.

Fonte: La Gazzetta Del Mezzogiorno