“… una musica può fare ...” anche dimenticare la calura di questi giorni e distrarci dal pareggio della nazionale. Ieri sera era questo il clima che si respirava al concerto di Max Gazzè, manifestazione dei festeggiamenti civili, che chiudeva le celebrazioni in in onore di S. Antonio, protettore di Palazzo San Gervasio Il cantautore nato a Roma, di origini siciliane, trapiantato in Belgio e ritornato in Italia, noto oggi ad un pubblico più vasto, almeno in lucania, per aver partecipato al film Basilicata coast to coast, non si è certo risparmiato nella sua perfomance, anche se ha dovuto posticipare l'inizio del concerto per … improcastinabili esigenze calcistiche. Ha riproposto quasi tutti i brani di maggior successo, compreso l'ultimo, che è anche nel citato film, in un dialogo serrato con i fans che occupavano le prime file. Dopo le operazioni di palco, cheksound, accordatura ed ultimi dettagli tecnici, dalle 19,00 alle 20,00, si è rintanato, come quasi tutti gli italiani, per seguire la partita, per poi ricomparire alle 22,30 e concedere una intervista prima di salire sul palco. Con uno stile informale, improntato alla semplicità, lontano anni luce da pose plastiche da divo, ha discorso amabilmente delle sue esperienze musicali e di vita. “...è la prima volta che vengo in quest'area della Basilicata – asserisce con malcelato orgoglio Gazzè, ben consapevole di aver promosso indirettamente una campagna pubblicitaria sulla regione – e sono stupito di tanta bellezza e storia. Che questi posti fossero cari a Federico II, di cui conosco gli eredi, non mi sorprende. L'uomo che si è fatto ponte tra culture occidentali , medio orientali e mediterranee, ha, con la sua attenzione a questi luoghi reso gli stessi sintesi di culture. Sono personalmente contrario alla distinzione tra territori su base politica, non credo nei confini, perché sono intimamente convinto che le uniche differenze esistenti sono quelle legate alla cultura, anche nelle sue manifestazioni minori. Credo che i confini siano segnati dal folclore, dalla civiltà , dalla storia e dalla cultura, e non dalla semplice divisione amministrativa”. Alla domanda di quale idea avesse dei lucani, anche alla luce della sua esperienza di emigrante, l'artista si diceva sorpreso e divertito, nell'ascoltare i lucani che decantano questa regione quasi con un senso mistico, ad ascoltarli si tratterebbe di una nuova terra promessa, un luogo mitico, un nuovo Eden. Inevitabile la domanda sul ruolo interpretato nel film di Papaleo, alla quale risponde confidando di essere intenerito dalla storia che lo ha ispirato, anche se il personaggio Franco Cardillo è stato da lui reinterpretato. Max Gazzè, ha parlato poi delle sue collaborazioni musicali con altri artisti, ricordando che il piacere della musica è quello di ascoltarla insieme, di suonarla insieme, e quindi di comporla, in uno scambio continuo. Parole di elogio per “Zio Franco”, ovvero Franco Battiato, con il quale condivide, oltre la musica, l'essere siculi. Ne ha parlato sotto il profilo umano, musicale e culturale, del modo di fare e della profonda amicizia che lo lega a Battiato, dell'interesse e della vocazione per la ricerca di una sintesi tra occidente ed oriente. Pur appartenendo a generazioni diverse , Gazzè ha espresso di Battiato, la naturalezza e la semplicità unica dei rapporti di questi con l'amico più giovane. Altro elogio è stato per il fratello, coautore di alcuni successi. Asserendo che è anomala, in campo artistico una collaborazione così profonda tra fratelli. La spiega come il semplice tentativo di contaminazione, di sperimentare una crasi, una mescolanza, tra due linguaggi, quello poetico del fratello e quello musicale. L'intervista, quasi una confidenza tra vecchi amici, fatta di garbo e grazia, sarebbe durata ancora a lungo se non avesse dovuto iniziare un concerto coinvolgente, ... in una serata di inizio estate.