La chiamano ‘Grotta Paradiso‘. È il rudere malridotto di un casolare nell’agro lucano che negli ultimi mesi ha ospitato decine di braccianti africani del Burkina Faso. Ad agosto gli stagionali impiegati nei campi saranno più di un migliaio, ma nessuno è in grado di offrire loro una sistemazione dignitosa. E a qualcuno torna in mente Rosarno, la cittadina calabrese dove lo scorso gennaio scoppiò la rivolta dei migranti impegnati, in condizioni disumane, nelle campagne.
Siamo a Palazzo San Gervasio (provincia di Potenza), comune di quattromila anime dove ogni anno arrivano centinaia di africani, ma anche romeni e bulgari, per la raccolta dei pomodori.
“La situazione è preoccupante”, ha detto Ivano Strizzolo (Pd), vice presidente della commissione Schengen – Europol – Immigrazione, che un paio di settimane fa ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni locali per trovare una soluzione condivisa al problema.
“La visita della commissione non ha sbloccato la situazione”, spiega Bernardo Bruno dell’Osservatorio Migranti Basilicata, che denuncia: “Comune e Regione, ancora una volta, arriveranno impreparati all’appuntamento con i braccianti”.
E’ andato deserto anche il bando del Comune per l’affidamento della gestione del centro di accoglienza, unica alternativa ai rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’. A dirlo è il vice sindaco di Palazzo, Paolo Palumbo, che dichiara: “Il centro quest’anno non aprirà, non ci sono le condizioni igieniche e di sicurezza”. Anche i centomila euro che la Regione ha stanziato all’inizio di luglio per il recupero della struttura rimarranno inutilizzati. I braccianti cercheranno riparo nelle vecchie masserie abbandonate. “Ma a fine luglio”, spiega Palumbo, “sono già tutte piene”. La verità è che un piccolo comune non può accogliere da solo centinaia di persone. Ciò nonostante comuni limitrofi e imprenditori agricoli fanno orecchie da mercante.
Peraltro, nella stessa delibera con cui la Regione assegnava i fondi, si precisava che gli stagionali, per usufruire del centro, dovevano dimostrare di aver fatto domanda al centro per l’impiego di Lavello, a 24 chilometri da Palazzo San Gervasio. “Nessuno di loro percorrerà quel tragitto a piedi”, tuonano dall’Osservatorio Migranti. “È un’assurdità burocratica degna di chi non ha mai sviluppato un progetto concreto”.
Proprio nel centro di accoglienza, a febbraio, si erano accampati abusivamente i braccianti del Burkina Faso. Chiuso per ordinanza del sindaco, il centro è stato sgomberato dai carabinieri.

Come testimoniano i volontari dell’Osservatorio, i migranti in questione erano tutti regolari e molti di loro già con un contratto in mano. La denuncia che pende sulle loro teste è per violazione di ordinanza pubblica e occupazione aggravata di edificio pubblico. Se verranno giudicati colpevoli, rischiano l’espulsione. Ma per ora la vera condanna è quella di dover vivere in luoghi disumani come grotte e masserizie abbandonate.

In difesa dei malcapitati, il Centro di documentazione Michele Mancino insieme ad alcuni cittadini di Palazzo San Gervasio, ha presentato un esposto alla procura di Melfi, sostenendo che i braccianti hanno “agito in stato di necessità” e denunciando l’inadempienza di istituzioni e enti locali, causa di una vera e propria “riduzione in schiavitù”.
Intanto agosto è alle porte. I rifugi di fortuna come ‘Grotta Paradiso’ si riempiono di stagionali, regolari e non, che per qualche mese, per venti euro al giorno (caporali permettendo), vivranno in condizioni disumane. E l’incubo di Rosarno torna a fare paura.