poesia di Nicola Sole
Signore! I tuoi clementi ochi dechina
su le rupi lucane, ove la vita
fra il terror si dibatte e la ruina!
Scapigliata una gente e sbigottita,
ignuda fugge il tuo divin furore
e per gl'infermi campi erra smarrita!
Un degli angioli tuoi manda, o Signore,
che mova incontro ai trepidi fuggenti,
e temperi pietoso il tuo rigore!
Giù nei tonanti oceani latenti
de l'universo foco ormai ritorni
questo indomato scotitor di genti!
Assai mirò di sconsolati giorni
la mia terra natìa, quando il ridesto
Vulture scosse i vaporanti corni:
e un improvviso tremito rubesto
Melfi sommerse e i prossimi casali,
cui fean polvere e sassi un vel funesto!
Assai ti piacque disfrenar di strali
su quelle rupi! Assai corse di pianto
ai curvi d'Eraclea seni vocali.
Ecco pe' monti di Lucania, o Santo,
quanto novo dolor, quanto spavento,
quanta strage diffusa in ogni canto!