Il 12.02.2008, scrivevo, in qualità di Presidente dell’Ente Morale, al Direttore della Biblioteca Provinciale di Matera, chiedendo la restituzione del patrimonio librario. Concludevo quella mia lettera dicendo “Resto in attesa di riscontro al fine di concordare le modalità ed i tempi per procedere a quanto sopra”. Alla restituzione cioè.
La nota appena citata non ha mai avuto alcuna risposta.
In data 28.09.2010, dopo quasi due anni di paziente attesa, con nota n. 8028, rivolgevo formale diffida al Presidente della Provincia di Matera, al Direttore della sua Biblioteca Provinciale e al Soprintendente dei Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici sempre di Matera, acché provvedessero, ciascuno per le proprie competenze, alla restituzione del patrimonio librario e delle stampe della Pinacoteca d’Errico.
Il giorno 9 corrente mese, finalmente, il Presidente della Provincia di Matera ha risposto alla richiesta. Nella lettera in parola, viene benevolmente rammentato che “ la Provincia di Matera …. ha sempre avuto a cuore le sorti della Biblioteca dell’illustre cittadino di Palazzo San Gervasio Camillo D’Errico … “. Inoltre, continua sempre la stessa nota, la Provincia “ … rendendosi conto delle giuste aspettative dell’Ente Morale si è fatta promotrice nel lontano 1998, di una proposta di abrogazione della legge 1082…” . Confesso di aver pensato, dopo un inizio così promettente: finalmente qualcuno che ci vuole bene.
Ovviamente, conoscendo gli “illustri” interlocutori, l’illusione è stata comunque di breve durata.
Infatti dopo due sole righe il mio interlocutore mi rende noto che il “Governo centrale” dopo aver abrogato con Decreto Legge del 22.12.2008 n.200, la famigerata legge 1082/39, con Decreto legislativo dell’1.12.2009 n.179, ripristinava l’abrogata legge 1082/39. Cose turche che accadono ormai non più in Turchia, ma solo in Italia (ex) patria del diritto. Quello che è stato volutamente omesso, però, è che il regolamento di attuazione della citata legge non è stato recuperato. Come è noto, infatti, con il R.D. n. 1588 del 2 ottobre 1940, l’allora Regime fascista conferiva al Ministero per l’Educazione Nazionale (ora Ministero per i Beni Culturali) i poteri di gestione e di amministrazione. La abrogazione del citato Regolamento, dunque, ha fatto venir meno ogni “potere speciale” in capo ad Enti espressione dello stesso Regime, ieri fascista, oggi liberalcomunista, senza alcuna distinzione tra destra e sinistra.
A distanza di settant’anni, insomma, una legge razzista, basata cioè sull’idea che i cittadini di Palazzo San Gervasio fossero tutti, nel 1939, contadini e quindi ignoranti, è stata prima abrogata e poi ripristinata. Se, però, le motivazioni poste a base della 1082 dal Regime Fascista si fondavano su contrasti tra gli eredi d’Errico e sullA PRESUNTA ignoranza della nostra comunità (che poteva compromettere lo stato delle opere), oggi il ripristino è avvenuto senza motivazione alcuna. Anzi, il Legislatore liberalcomunista nulla dice in ordine all’indispensabilità della normativa.
Ritengo tale fatto di una gravità inaudita, il giudizio che il “Governo centrale” ha di noi palazzesi era il 1939 è resta il 2010 questo: “contadini! “.
A nostra consolazione resta solo il fatto che ad esprimere (implicitamente) tale giudizio sia stato un governo notoriamente allergico anche solo alla parola cultura. Da quando infatti un suo esponete di punta, Tremonti, noto anche come teologo del mini market, ha scoperto che la natura propria della cultura è profondamente diversa da quella della, mortadella: non si può mangiare, hanno deciso di cancellarla, abolirla. Analfabeti!.
Per non tacere, poi, del Governo della Regione Basilicata che, se da un lato approva una legge con cui riconosce il valore e l’importanza del patrimonio d’Errico, dall’altro, la finanzia con la misera cifra di € 15.000,00 annui, così dimenticando che il nome della Regione Basilicata viene diffuso nel mondo anche grazie alle nostre opere che vengono esposte nei più famosi ed importanti musei.
Razzisti!
Sì, razzisti, anche perché non si comprende come mai la mostra di San Francesco, inaugurata a Potenza presso Palazzo Loffredo e caratterizzata da opere il cui valore è abbondantemente inferiore a quello esposto quest’anno presso il Palazzo d’Errico di Palazzo San Gervasio, sia costata € 150.000,00, mentre questa palazzese appena € 40.000,00. Eppure, non è mancato chi si sia fatto lecito di accusare l’Ente Morale da me presieduto di essersi abbandonato a spese pazze.
Analfabetismo e razzismo sono infatti due malattie dello spirito che viaggiano assieme: non c’è l’una senza l’altra.
Malattie che colpiscono alla cieca purtroppo, a destra e sinistra.
E’ infatti un noto esponente di quest’ultimo schieramento, il Presidente della Provincia di Matera, che con intimo compiacimento ci ricorda che il Governo “ha ritenuto indispensabile la vigenza della legge 1082”.
Purtroppo, per lui e la lobby materana forte ed attiva anche nella Regione Basilicata ad ogni livello, i contadini di Palazzo San Gervasio non hanno alcuna intenzione di rinunciare a quei testi, undici cinque centine, un centinaio di sei centine, due centinaia di sette centine ed altri quattromila volumi dell’ottocento.
Opere a noi note sin dalla metà del secolo XVIII, buona parte provengono infatti dalla biblioteca della nostra chiesa locale. Culturalmente in questa regione non esistono sedi più prestigiose della sua dimora naturale: la Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico, in Corso Manfredi di Palazzo San Gervasio, dove la cultura è stata ed è considerata non una vuota enunciazione ma modo d’essere e di vita.
La nota appena citata non ha mai avuto alcuna risposta.
In data 28.09.2010, dopo quasi due anni di paziente attesa, con nota n. 8028, rivolgevo formale diffida al Presidente della Provincia di Matera, al Direttore della sua Biblioteca Provinciale e al Soprintendente dei Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici sempre di Matera, acché provvedessero, ciascuno per le proprie competenze, alla restituzione del patrimonio librario e delle stampe della Pinacoteca d’Errico.
Il giorno 9 corrente mese, finalmente, il Presidente della Provincia di Matera ha risposto alla richiesta. Nella lettera in parola, viene benevolmente rammentato che “ la Provincia di Matera …. ha sempre avuto a cuore le sorti della Biblioteca dell’illustre cittadino di Palazzo San Gervasio Camillo D’Errico … “. Inoltre, continua sempre la stessa nota, la Provincia “ … rendendosi conto delle giuste aspettative dell’Ente Morale si è fatta promotrice nel lontano 1998, di una proposta di abrogazione della legge 1082…” . Confesso di aver pensato, dopo un inizio così promettente: finalmente qualcuno che ci vuole bene.
Ovviamente, conoscendo gli “illustri” interlocutori, l’illusione è stata comunque di breve durata.
Infatti dopo due sole righe il mio interlocutore mi rende noto che il “Governo centrale” dopo aver abrogato con Decreto Legge del 22.12.2008 n.200, la famigerata legge 1082/39, con Decreto legislativo dell’1.12.2009 n.179, ripristinava l’abrogata legge 1082/39. Cose turche che accadono ormai non più in Turchia, ma solo in Italia (ex) patria del diritto. Quello che è stato volutamente omesso, però, è che il regolamento di attuazione della citata legge non è stato recuperato. Come è noto, infatti, con il R.D. n. 1588 del 2 ottobre 1940, l’allora Regime fascista conferiva al Ministero per l’Educazione Nazionale (ora Ministero per i Beni Culturali) i poteri di gestione e di amministrazione. La abrogazione del citato Regolamento, dunque, ha fatto venir meno ogni “potere speciale” in capo ad Enti espressione dello stesso Regime, ieri fascista, oggi liberalcomunista, senza alcuna distinzione tra destra e sinistra.
A distanza di settant’anni, insomma, una legge razzista, basata cioè sull’idea che i cittadini di Palazzo San Gervasio fossero tutti, nel 1939, contadini e quindi ignoranti, è stata prima abrogata e poi ripristinata. Se, però, le motivazioni poste a base della 1082 dal Regime Fascista si fondavano su contrasti tra gli eredi d’Errico e sullA PRESUNTA ignoranza della nostra comunità (che poteva compromettere lo stato delle opere), oggi il ripristino è avvenuto senza motivazione alcuna. Anzi, il Legislatore liberalcomunista nulla dice in ordine all’indispensabilità della normativa.
Ritengo tale fatto di una gravità inaudita, il giudizio che il “Governo centrale” ha di noi palazzesi era il 1939 è resta il 2010 questo: “contadini! “.
A nostra consolazione resta solo il fatto che ad esprimere (implicitamente) tale giudizio sia stato un governo notoriamente allergico anche solo alla parola cultura. Da quando infatti un suo esponete di punta, Tremonti, noto anche come teologo del mini market, ha scoperto che la natura propria della cultura è profondamente diversa da quella della, mortadella: non si può mangiare, hanno deciso di cancellarla, abolirla. Analfabeti!.
Per non tacere, poi, del Governo della Regione Basilicata che, se da un lato approva una legge con cui riconosce il valore e l’importanza del patrimonio d’Errico, dall’altro, la finanzia con la misera cifra di € 15.000,00 annui, così dimenticando che il nome della Regione Basilicata viene diffuso nel mondo anche grazie alle nostre opere che vengono esposte nei più famosi ed importanti musei.
Razzisti!
Sì, razzisti, anche perché non si comprende come mai la mostra di San Francesco, inaugurata a Potenza presso Palazzo Loffredo e caratterizzata da opere il cui valore è abbondantemente inferiore a quello esposto quest’anno presso il Palazzo d’Errico di Palazzo San Gervasio, sia costata € 150.000,00, mentre questa palazzese appena € 40.000,00. Eppure, non è mancato chi si sia fatto lecito di accusare l’Ente Morale da me presieduto di essersi abbandonato a spese pazze.
Analfabetismo e razzismo sono infatti due malattie dello spirito che viaggiano assieme: non c’è l’una senza l’altra.
Malattie che colpiscono alla cieca purtroppo, a destra e sinistra.
E’ infatti un noto esponente di quest’ultimo schieramento, il Presidente della Provincia di Matera, che con intimo compiacimento ci ricorda che il Governo “ha ritenuto indispensabile la vigenza della legge 1082”.
Purtroppo, per lui e la lobby materana forte ed attiva anche nella Regione Basilicata ad ogni livello, i contadini di Palazzo San Gervasio non hanno alcuna intenzione di rinunciare a quei testi, undici cinque centine, un centinaio di sei centine, due centinaia di sette centine ed altri quattromila volumi dell’ottocento.
Opere a noi note sin dalla metà del secolo XVIII, buona parte provengono infatti dalla biblioteca della nostra chiesa locale. Culturalmente in questa regione non esistono sedi più prestigiose della sua dimora naturale: la Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico, in Corso Manfredi di Palazzo San Gervasio, dove la cultura è stata ed è considerata non una vuota enunciazione ma modo d’essere e di vita.
Stando così i fatti all’Ente da me rappresentato non resta che adire la competente Magistratura a cui si chiederà l’esecuzione di una sentenza: la n.121/2006 già emessa in forma definitiva: con la condanna cioè del Ministero dei Beni Culturali e l’affermazione che l’Ente Morale è proprietario unico e gestore esclusivo della raccolta d’arte che va sotto il nome di Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico.
IL PRESIDNETE
FEDERICO PAGANO
IL PRESIDNETE
FEDERICO PAGANO