Pensavo che la semplice atmosfera natalizia e la dimostrazione di sani princìpi, non avrebbe acutizzato ma affievolito, comportamenti non consoni ad altezzosi esponenti culturali della nostra società. Soprattutto a quella parte della società che dovrebbe essere sinonimo di cultura e di culto. Come sempre errare è umano ma, è il perseverare che mi rabbuia e mi rattrista. Ancor più nella nostra società dove, fatta da padrona dalla fluidità e dalla personalità, i giovani e le famiglie hanno bisogno di iniezioni di fiducia, insegnamento e speranze che il prossimo futuro desti segni di discontinuità dal retropensiero, maldicenze e comportamenti diversi per segnare una diversa Basilicata della Wertmuller, e dei Carlo Levi. Mi accorgo invece che ancora ciò contraddistingue la nostra terra ed il nostro Palazzo San Gervasio. E mi accorgo di quanto sia difficile recuperare società traghettate in malo modo, da istituzioni religiose, verso approdi di porti gestiti con facilità e pressapochismo con il potere economico altrui, che poi tra l’altro, nell’800 veniva raffigurato, dalla stessa istituzione come il “diavolo” ed il male. Le ultime “chicchiere da marciapiede” che hanno investito un evento che (come sempre ci sforziamo di fare insieme a tanti altri) si prefigurava al pari di altri addivenire, di cercare un indirizzo alla soluzione di tante problematiche che ci attanagliano, mi hanno convinto di quanto sia ancora subdolo il percorso di coloro che si spacciano per servitori della società salvo sentirsi i detentori della società. Io ritengo, che tutte le iniziative siano lodevoli e meritevoli per la nostra cittadina; e cerco sempre di frequentarli e confrontarmi con tutti. Perché la ragione non si nutre di unilateralità. E il nostro comune e la nostra società, non hanno bisogno di abiti clericali camminanti ma, pensanti il bene e operanti per l’unione della società e della comunità. Proprio come, a prova di smentita ho imparato e praticato dalla mia famiglia e da chi mi vive accanto. E’ strano sentire anche in misura fuori dal comune, offese nei confronti di persone che ogni giorno cercano anche attraverso il coraggio e la passione di operare per il proprio comune, indistintamente dalle idee politiche e sociali. E poi, una democrazia vive soprattutto di misura. Deve guardarsi dalle sue esagerazioni, e soprattutto dal rischio di considerare che possa esistere una ragione che cancella le altre rinunciando a tenerne conto. Evidentemente, a Palazzo si è smesso di pensare anche alla democrazia in nome di eventuali Stati ecclesiali autonomi e detentori. Per libera scelta, ho deciso di impegnarmi socialmente e professionalmente nella politica che mi ha insegnato, anche sbagliando, ad avere delicatezza, responsabilità, deontologia e civiltà. Cosa che trovo estinguersi in alcuni settori e tanto più in autorità di culto. Ancor più ho appreso l’arte del confronto in chi la pensa in modo diverso da me. E principalmente utile sarebbe, me lo auspico, che ciò possa avvenire pubblicamente e guardandosi in faccia e non seguendo sempre vie distorte e maligne. Ma come spesso accade la deontologia è diventata pura utopia…. Oppure, come scriveva il socialista Jules Renard : l’uguaglianza è l’utopia dell’invidia.. In queste feste natalizie, ho preferito dedicarmi, come sempre alla lettura dei tanti libri acquistati e ricevuti, sviscerando a fondo l’ultima edizione che ritrae il pensiero filantropico personale di Benedetto XVI. In un passaggio, ho trovato interessante un suo nobile perfezionismo culturale del culto, in cui diceva : “Non siamo un centro di produzione, non siamo un’impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa. Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite. In nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla; e mantenere in un profondo rapporto con Cristo e così con Dio stesso non un gruppo d’interesse, ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà, e che attraversa nazioni e culture, il tempo e lo spazio”. Io, spero che la buona lettura di “uomini saggi” aiuti i detentori di personalismi sulla via di Damasco. E magari il nostro amato Palazzo S. G. torni a non essere “I Basilischi” e crescere civilmente.
Savino Italiano