PALAZZO SAN GERVASIO - Arriviamo di buon mattino presso il centro di accoglienza. Si avvicinano in molti. Alcuni giovani profughi ospiti del cento hanno in mano buste e ramazze per pulire il campo. «Ci siamo divisi per squadre e aiutiamo a fare le pulizie sia nello spiazzale che nelle tende, io pulisco le tende dalla numero uno alla numero sei. Per le altre ci sono altre squadre. Oltre a dare una mano non ci facciamo prendere dalla noia e passiamo il tempo visto che non abbiamo nulla da fare. Si avvicinano alle rete e cominciamo a parlare. Oggi la giornata è propizia, riesco a parlare per qualche tempo, la polizia non mi manda via». «Anche loro della polizia sono stanchi, fanno dei turni notte e giorno, dormono poco e fanno una vita di sacrificio, ogni tanto scambiamo qualche parola anche con loro,mi dice un ragazzo che parla molto bene l’italiano. Anche la Croce Rossa ci tratta come se fossimo loro familiari, ci curano e ci assistono con amore».


Ad un ragazzo che è venuto con la gamba rotta ingessata gli hanno cambiato il gesso: «Mi chiamo Chodren Mehdi ho 32 anni ed è la terza volta che vengo in Italia da clandestino. La prima dal 1997 al 2002, poi espulso sono tornato e rimasto dal 2004 al 2007 la terza ne l 2011. Convivo con una ragazza che sta a San Remo e abbiamo una bambina che non vedo da cinque anni». Arrivano altri, Chodren fa da interprete. «Quanto tempo dobbiamo stare ancora qui gli dicono di chiedermi con una certa angoscia, hanno paura che la cosa vada per le lunghe». Gli diciamo di non preoccuparsi perché le pratiche sono state espletate e arriveranno i tesserini da Roma fra non molto tempo per il permesso di soggiorno. 

Gli occhi tristi di prima sembrano brillare di nuova luce. Chodren e tutti gli altri presenti sembrano essere un fiume in piena: «Nel nostro Paese non c’è lavoro, non ce ne sarà per altri cento anni. Ben Alì ha rubato tutto. Abbiamo fatto la rivolta non solo per il pane, ma anche per la libertà. Voi non potete immaginare come si vive in Tunisia. Le bande di Ben Alì e sua moglie la facevano da padrone. I fratelli Trabelisi, la banda della moglie e dei cugini del presidente, era di una ferocia unica. Prendeva tutto quello che poteva. Entrava nelle case e senza motivo ti picchiavano, rubavano tutto quanto potevano. Se avevi una macchina o una casa che a loro piaceva te la toglievano. Se protestavi non vedevi più la luce del sole. Vi è una corruzione spaventosa, per ogni minima cosa a cui hai diritto devi sempre pagare una tangente. Finire in galera anche senza un motivo è prassi comune. Lui, e mi indicano un amico presente, si è fatto tre anni di carcere perché andava cinque volte al giorno in moschea a pregare e lo hanno accusato di essere un terrorista. Speriamo tanto che con il nuovo presidente le cose cambino. Dovessero cambiare potremmo anche tornare in patria, per il momento non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Quelli che mi stanno parlando hanno tutti una professione». 

Lui è falegname, ci dicono, l’altro un meccanico di camion, un altro fa il piastrellista, ha lavorato per quattro anni a Milano. Tra loro vi è anche un pizzaiolo: «Lo sappiamo benissimo che venire da clandestini in Italia si rischia l’espulsione, ma non avevamo alternative. Abbiamo fatto un viaggio a dir poco allucinante. In una piccola barca eravamo in centocinquanta. Abbiamo rischiato il naufragio e la morte certa per ben tre volte. La prima volta la barca ha urtato gli scogli, per fortuna senza conseguenze; la seconda abbiamo perso la rotta e la terza quando la barca ha iniziato ad imbarcare acqua. Nella traversata, durata tre giorni, senza acqua né cibo, abbiamo incontrati centinaia di cadaveri di persone che galleggiano Siamo stati tutti presi dal terrore di non farcela. La paura era tanta, la barca, specialmente di notte, sbatteva sui corpi inermi che galleggiavano. Molti corpi erano straziati. Alcuni senza testa, altri senza occhi,senza gambe, altri senza braccia. Solo a guardarli ti venivano i brividi». Cercano una via. Una speranza. Non hanno soldi in tasca, ma hanno parenti in Belgio, Svizzera,Svezia, Francia, Germania, Olanda e sperano di raggiungerli al più presto. Auguri Ragazzi.

tratto da lagazzettadelmezzogiorno.it