Da rivoluzionari a prigionieri
Una giornalista è riuscita ad entrare nell'enorme "gabbia" del Centro di identificazione e espulsione (Cie) di Palazzo San Gervasio (Potenza). Dentro, una sessantina di tunisini in attesa del rimpatrio, vivono in condizioni da reclusi e nessuno, nemmeno i loro avvocati, può visitarli. La circolare del ministro Maroni ha infatti vietato quasi tutti gli ingressi. Dall'interno del campo hanno girato immagini sconvolgenti di RAFFAELLA COSENTINO
LA REAZIONE 2
Basilicata, il governatore
"Subito indagine sul Cie"
Immediata la presa di posizione del presidente della Regione, Vito De Filippo che chiede chiarezza su quanto succede nel centro di Palazzo San Gervasio e rivela che quando venne costruito, nei mesi scorsi, nessuno, nemmeno la Regione, era stata informata. Segnali di preoccupazione dai migranti
IL VIDEO ESCLUSIVO 3
Chiusi come in un 'pollaio'
E la chiamano accoglienza
Vivono circondati da reti alte cinque metri nell'attesa di un rimpatriato forzato. Sono i 57 tunisini del Centro di identificazione e di espulsione temporaneo di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. Dovrebbero essere ospiti, invece sono come animali in gabbia. Ecco l'altra faccia degli sbarchi a Lampedusa nel video inedito che gli stessi protagonisti hanno girato
LA TESTIMONIANZA
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In 'gabbia' all'oscuro del proprio destino
"Nessuno ci dice quando saremo rimpatriati"
Sono in attesa di essere rimandati in Tunisia, ma nessuno spiega loro quando avverrà: "Non ci fanno nemmeno parlare con i nostri avvocati". Le informazioni mancano o sono carenti: "Il decreto di respingimento è scritto in italiano e arabo, ma la parte nella nostra lingua è del tutto incomprensibile"
Fonte : Repubblica-Espresso Inchieste.