L’esponente del Pdl esprime compiacimento per l’approvazione, all’unanimità, in Consiglio regionale del documento che potrà “contribuire alla soluzione definitiva di un’ingiustizia legale che ha violato le ultime volontà testamentarie di D’Errico".
“Soddisfazione per l’unanimità espressa dal Consiglio regionale nella seduta di martedì a favore della mozione, che mi vede quale primo firmatario, relativa alla Pinacoteca “Camillo D’Errico” per contribuire alla soluzione definitiva di un’ingiustizia legale, protratta nel tempo, che ha violato le ultime volontà testamentarie dell’illustre cittadino di Palazzo San Gervasio”. E’ quanto dichiara il consigliere del Pdl, Gianni Rosa sottolineando che “il D’Errico donò al suo paese natio una straordinaria raccolta di opere d’arte, con capolavori della scuola napoletana di Salvator Rosa, Massimo Stanzioni, Luca Giordano, della scuola romana di Guido Reni, Carlo Dolci, Carlo Maratta; della scuola bolognese del Guercino e i fratelli Agostino e Annibale Caracci e della scuola fiamminga di Antonio Van Dick, Pieter Brueghel il Vecchio.
Una straordinaria donazione per la comunità di Palazzo San Gervasio che il D’Errico, per espressa volontà di chi detta collezione raccolse, lasciò alla collettività e le forme della sua migliore fruizione furono identificate con il suo collocamento nel comune lucano: ‘É mia assoluta volontà ancora che l'intero palazzo di mia attuale e costante abitazione, nel quale visse e morì il mio adorato e compianto genitore, e nel quale si contengono tanti preziosi dipinti, opera di celebrati pittori e tanti libri tutti da me acquistati, rimanga esclusivamente destinata per uso di Biblioteca e Pinacoteca nel modo come si troverà all’epoca del mio decesso. La Pinacoteca e la Biblioteca saranno in perpetuo alloggiate nel detto mio palazzo di abitazione come ora lo sono’. Con queste parole Camillo D'Errico destinava, con il suo testamento segreto, letto il 2 novembre 1897, due giorni dopo la sua morte, la più grande raccolta d’arte privata del Meridione: 298 tele del XVII e XVIII sec., 500 stampe dello stesso periodo, 8.000 volumi delle sua biblioteca (alcune serie uniche al mondo), più due palazzi prospicienti, alla collettività di questo paese”.
Il consigliere Rosa ricorda che “nel 1914 il Governo italiano, con Regio Decreto, provvedeva all’istituzione dell’Ente Morale ‘Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico’” con sede a Palazzo San Gervasio e nel 1915, con il successivo Decreto, ne approvava lo Statuto, che affidava la gestione dell’Ente Morale ad un Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Sindaco di Palazzo San Gervasio. Nel 1939, l’allora Ministero dell’Educazione Nazionale, guidato da Giuseppe Bottai, disponeva lo spostamento dell’ingente patrimonio nella città di Matera con non precisate ragioni di sicurezza, con legge n.1082 del 13 luglio 1939. Nel 2006 il Tribunale di Potenza, con sentenza 121/06, sembrava aver messo la parola fine alla questione, condannando il ministero dei Beni e delle Attività Culturali alla restituzione delle opere della Biblioteca Pinacoteca ‘Camillo d’Errico’ in favore dell’Ente Morale Camillo d’Errico, quindi il ritorno delle stesse alla comunità palazzese. Tra l’altro la legge 1082/1939 con il D.L. 200/2008 era abrogata in uno con migliaia di altre norme ormai di fatto neglette. Ma il D.lgs. 179/2009, riapre la questione, sottraendo la L. 1082/39 dal novero delle norme abrogate con DL 200/2008, riproponendo un’ingiustizia ed allo stesso tempo violando l’art. 117 della Costituzione Italiana”. “Ritenendo che il D.lgs. 179/09 è costituzionalmente illegittimo, sia sotto il profilo della ‘riviviscenza’ di norma abrogata, sia sotto quello della sua intervenuta abrogazione a seguito della L.R. 29/08, che, a norma del combinato disposto dell'art. 117 Costituzione nel testo vigente e dell’art. 14 comma 14 bis della L. 246/2005, che vietano alla normativa nazionale di legiferare in materia di tutela dei beni artistici, se non nel più generale ambito delle cd. leggi cornice o quadro, con il voto favorevole del Consiglio – precisa Rosa - si impegna la Giunta regionale a promuovere per conto della Regione Basilicata i dovuti atti legali tesi a fare dichiarare l'incostituzionalità dell'art. 1, comma 2 e dell'allegato 2 del D.lgs. 179/2009, laddove intesi a sottrarre la 1082/39 all'abrogazione operata con il decreto legge 200/08”.
Fonte www.basilicatanet.it
Una straordinaria donazione per la comunità di Palazzo San Gervasio che il D’Errico, per espressa volontà di chi detta collezione raccolse, lasciò alla collettività e le forme della sua migliore fruizione furono identificate con il suo collocamento nel comune lucano: ‘É mia assoluta volontà ancora che l'intero palazzo di mia attuale e costante abitazione, nel quale visse e morì il mio adorato e compianto genitore, e nel quale si contengono tanti preziosi dipinti, opera di celebrati pittori e tanti libri tutti da me acquistati, rimanga esclusivamente destinata per uso di Biblioteca e Pinacoteca nel modo come si troverà all’epoca del mio decesso. La Pinacoteca e la Biblioteca saranno in perpetuo alloggiate nel detto mio palazzo di abitazione come ora lo sono’. Con queste parole Camillo D'Errico destinava, con il suo testamento segreto, letto il 2 novembre 1897, due giorni dopo la sua morte, la più grande raccolta d’arte privata del Meridione: 298 tele del XVII e XVIII sec., 500 stampe dello stesso periodo, 8.000 volumi delle sua biblioteca (alcune serie uniche al mondo), più due palazzi prospicienti, alla collettività di questo paese”.
Il consigliere Rosa ricorda che “nel 1914 il Governo italiano, con Regio Decreto, provvedeva all’istituzione dell’Ente Morale ‘Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico’” con sede a Palazzo San Gervasio e nel 1915, con il successivo Decreto, ne approvava lo Statuto, che affidava la gestione dell’Ente Morale ad un Consiglio di Amministrazione, presieduto dal Sindaco di Palazzo San Gervasio. Nel 1939, l’allora Ministero dell’Educazione Nazionale, guidato da Giuseppe Bottai, disponeva lo spostamento dell’ingente patrimonio nella città di Matera con non precisate ragioni di sicurezza, con legge n.1082 del 13 luglio 1939. Nel 2006 il Tribunale di Potenza, con sentenza 121/06, sembrava aver messo la parola fine alla questione, condannando il ministero dei Beni e delle Attività Culturali alla restituzione delle opere della Biblioteca Pinacoteca ‘Camillo d’Errico’ in favore dell’Ente Morale Camillo d’Errico, quindi il ritorno delle stesse alla comunità palazzese. Tra l’altro la legge 1082/1939 con il D.L. 200/2008 era abrogata in uno con migliaia di altre norme ormai di fatto neglette. Ma il D.lgs. 179/2009, riapre la questione, sottraendo la L. 1082/39 dal novero delle norme abrogate con DL 200/2008, riproponendo un’ingiustizia ed allo stesso tempo violando l’art. 117 della Costituzione Italiana”. “Ritenendo che il D.lgs. 179/09 è costituzionalmente illegittimo, sia sotto il profilo della ‘riviviscenza’ di norma abrogata, sia sotto quello della sua intervenuta abrogazione a seguito della L.R. 29/08, che, a norma del combinato disposto dell'art. 117 Costituzione nel testo vigente e dell’art. 14 comma 14 bis della L. 246/2005, che vietano alla normativa nazionale di legiferare in materia di tutela dei beni artistici, se non nel più generale ambito delle cd. leggi cornice o quadro, con il voto favorevole del Consiglio – precisa Rosa - si impegna la Giunta regionale a promuovere per conto della Regione Basilicata i dovuti atti legali tesi a fare dichiarare l'incostituzionalità dell'art. 1, comma 2 e dell'allegato 2 del D.lgs. 179/2009, laddove intesi a sottrarre la 1082/39 all'abrogazione operata con il decreto legge 200/08”.
Fonte www.basilicatanet.it