IL TRAINO
Il traino quando passava
era l’orgoglio del padrone
e del cavallo, mulo od asino
che con le stanghe lo trascinava.
Lo sentivo passare al mattino
annunciato dallo scalpiccio lontano
vi portava sopra sacchi e bisacce
zappe, accette ed aratri il contadino.
Nell’aria la frusta scoccava
ed affinché con più baldanza
l’animale il traino tirasse
haah il contadino spesso gridava.
Talvolta lo vedevo però stanco
il traino dello zio Rocco riposare
rivolto con le gambe per aria
lì nei pressi della casa a fianco.
Ne approfittavo per farvi una scalata
raccogliendo tra le sue fessure
un po’ di ceci o qualche fava
che vi fosse rimasta incastrata.
Ed una volta il traino s’è capovolto
per terra sono finito ruzzolato
nessun male ebbi solo uno spavento
il mio peso non tollerava più egli molto.
Sotto il traino da bambino ho provato
la prima vera grande emozione
quando attorno alla sua martellina
la capriola una volta ho sperimentato.
Quanti sacchi di grano
ha portato al mulino di Banzi
ma insieme ai fratelli Giacomino
pure tu ora sei solo un ricordo lontano.
Perché per colpa di qualche sbadato
che la martinella ha dimenticato di tirarti
hai preso a correre a capabbasch
e chissà dove sei finito rovinato.