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 Organizzazione lucana ambientalista

 

La C.I.A. di Melfi, Confederazione Italiana Agricoltori, rompendo gli indugi scende in campo contro le ricerche petrolifere dell’area agricola ed a vocazione di qualità (Aglianico doc, frumento,olio, polo alimentare). “Esprimiamo tutto il disappunto per delle decisioni che potrebbero mettere in ginocchio, l’economia agricola della zona e questo nel giorno della presentazione del Psr 2014-2020 con le parole d’ordine prescelte particolarmente efficaci quali «Basilicata cuore verde d’Europa». Il governatore della Basilicata, Marcello Pittella, intravede un nuovo scontro sociale tra cittadini e categorie economiche da un lato e trivelle dall’altro, mentre la petrolizzazione della Basilicata e dell’area nord si affacciano minacciosi con la Shell, l’Aleanna Resources, la Rockhopper – Total-Eni con la riproposta di istanze idrocarburi che si credevano morte. «La Regione – riferisce il primo cittadino di Palazzo San Gervasio, Michele Mastro – avrebbe dovuto optare per la strada suggerita dai 18 sindaci dell’area programma nel documento firmato pochi mesi fa . Ma il Consiglio di Stato che, negando la sospensiva precedente, vorrebbe consegnare buona parte dell’area agricola del comprensorio nord-occidentale». Ed alla CIA di Melfi ricordano come siano «470 kmq di 13 Comuni che insistono sulle pregiate aziende agricole, vitivinicole, olivicole, zootecniche, i castagneti, risorse importanti per l’economia non solo del comprensorio ma dell’intera regione, specie per l’agroalimentare e l’export, il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità della nostra regione e dell’intero Paese e appare particolarmente importante, perché pone l’accento sul nesso tra l’azione necessaria per superare i fattori di crisi e contrastare i rischi di decadimento dell’attività produttiva agricola e un rinnovato impegno a puntare sulle potenzialità offerte dal nostro patrimonio storico di civiltà e bellezza per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità altamente competitivo». « La Basilicata è al 100% Rurale – scrive la CIA di Melfi – e questo ha un significato chiarissimo e nettamente in antitesi con il petrolio. Quasi tutte le Amministrazioni Comunali del Vulture-Melfese-Alto Bradano hanno sottoscritto la Carta di Matera per dare stabilità ad un positivo rapporto fra Amministrazioni locali ed agricoltori valorizzando le funzioni, le peculiarità e le opportunità di servizio che questi offrono e per tutelare le nostre aziende, ed oltre alle trivelle il nemico da contrastare è l’uso dissennato e confuso del suolo agrario soprattutto determinato dalle azioni non programmate delle opere di urbanizzazione, in particolare per centri commerciali e capannoni industriali». «Occorre preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese. Siamo fortemente preoccupati – si legge ancora nella nota – essenzialmente per due motivi: le compensazioni per l’attività estrattiva che sono da sempre impercettibili e sicuramente senza alcun beneficio all’agricoltura e per la scelta del Governo di avocare a se ogni atto decisionale per le nuove ricerche ed estrazioni, da scongiurare con il referendum; ciò rappresenta un duro colpo d’immagine per le nostre produzioni di qualità. Per noi è necessario sfatare un luogo comune, inutile e sbagliato, sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro agricoltura. Si tratta di produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società». Si preannuncia, dunque, un nuovo e più duro scontro sociale e politico sul “dualismo” tra trivelle e difesa del territorio e delle sue vocazioni, alla vigilia del referendum no triv ed a quello sulla riforma del titolo V della Costituzionale (ottobre 2016) voluta dal governo Renzi che mette al centro i poteri centrali nelle scelte che riguardano i territori su energia, rifiuti e petrolio. In difesa dei “privilegi” del governo centrale, c’è oggi chi agita a livello locale, nuovamente, la “disinformazione” sui temi del petrolio, facendo credere che al calo delle royalties del petrolio dovuto al basso prezzo del barile che non può più finanziare agricoltura, sanità e forestazione in Basilicata sia necessario raddoppiare la produzione degli idrocarburi in Basilicata. Ma i Lucani non ci stanno.