È la seconda riunione, dopo la costituzione di un Tasck Force in Regione Basilicata, alla quale l’Amministrazione comunale invita le associazioni del volontariato di Palazzo San Gervasio per esporre le proprie decisioni e quelle della regione, attraverso la Commissione Immigrazione Regionale, in riferimento alla formulazione progettuale, per rendere una “accoglienza possibile”.
Sostanzialmente due sono i progetti e le opzioni: la costruzione di un nuovo campo di accoglienza nel centro COM della Protezione Civile attraverso la posa di 24 Moduli Abitativi e l’altro attraverso disponibilità di abitazioni vuote messe a disposizione dai proprietari in forma libera o attraverso la requisizione degli immobili stessi.
Entro Lunedì 15 c.m. il Comune dovrà presentare il progetto alla Protezione Civile, all’assessorato alla Solidarietà Sociale e ad altri enti coinvolti nel procedimento, questo per la prima opzione. Per la seconda (case vuote) si aspetta ad un incontro con i tecnici dell’Ater.
Pur non entrando nel merito del progetto, il C. di D. A. Michele Mancino ha esposto le perplessità in riguardo a come la Regione Basilicata e il Comune di Palazzo San Gervasio stanno procedendo snobbando le associazioni che in questi 10 anni di accoglienza sono state le uniche protagoniste e animatrici di una “accoglienza possibile”.
La regione non ha mai invitato le associazioni che operano nel Centro di Accoglienza ma solo quelle a loro vicine. Tanto che nella Tasck Force regionale non è presente il mondo associativo. Questo ci preoccupa della strada intrapresa dalle politiche regionali che evidentemente si allineano con quelle “securitarie” del governo nazionale che non hanno fatto altro che creare una illegalità diffusa nel mondo agricolo (vedi i continui arresti di agricoltori) e persecuzione nei confronti dei migranti. Così come il Comune attraverso questa parvenza di riunioni aperte non ha accolto nessuna delle richieste fatte dalla scrivente; quelle proposte da altre associazioni erano limitate all’inserimento o meno di un presidio sanitario aggiuntivo a quelli gia normalmente esistenti.
Pur confermando la bontà del progetto, si hanno perplessità in riguardo alla mancanza partecipazione da parte degli altri comuni interessati al problema che potrebbero rendere vani gli sforzi e quindi tornare alle condizioni degli anni precedenti. Questo è dovuto alla mancanza di progetti arrivati da parte di altri comuni se non quello del comune di Lavello di ristrutturazioni di case dell’ex Zuccherificio che però è in territorio di Melfi, di proprietà di una società privata e probabilmente “ricco” di amianto. Vedesi in questo la buona amministrazione dei nostri intendenti.
Non ci convince, anche se la strada è da ritenersi giusta, il sistema di prenotazione di manodopera, da parte dei coltivatori, che dovranno far pervenire a partire da marzo (questa sembra essere la tempistica) al Centro per l’Impiego di Lavello o al numero verde che la Regione Basilicata dovrebbe istituire, in quanto non è vincolante per l’agricoltore accedere alla mano d’opera attraverso questa lista di braccianti. Così come sembra poco funzionante la questione del trasporto, organizzato dallo stesso Centro per l’Impiego, per la vastità del territorio che questi autobus dovrebbero percorrere in tempi brevi, che sono quelli dell’inizio e fine lavoro, e per le fermate incerte e sempre diverse. Finito un campo si passa al successivo e così via.
Anche la questione dell’uso delle Case Vuote, attraverso l’istituzione di una società (Casa Sociale) che interessano solo quelle del Comune di Palazzo San Gervasio, che per ospitare 500 braccianti, se ne richiedono almeno 100. Con un tipologia di casa locale: la quale interesserebbe in primis la casa sfitta del centro storico e non le nuove abitazioni; con una parcellizzazione della proprietà e i piccoli volumi abitativi, per lo più richiedenti lavori di adeguamento e ristrutturazioni altre che di allaccio ai servizi e arredo interno è poco percorribile in tempi brevi. Anche se si avviano processi requisitori, così come l’amministrazione è intenzionata a fare. Pensiamo che questo possa provocare ulteriore divisioni tra le comunità per il quale la comunità del posto, mai razzista e intollerante nei confronti di questi lavoratori, possa non capire questo stato di cose.
Da qui l’appello fatto dal Sindaco alla chiesa affinché gli dia supporto.
Il Centro di Accoglienza fatto invece all’interno della sede COM con moduli abitativi che in caso di calamità dovrebbe allontanare i migranti braccianti e far posto a non si è capito bene se alle popolazioni del posto o alla logistica della sede COM. Anche qui immaginate cosa potrebbe succedere se una calamità colpisse la nostra area nel mese di agosto dove si dovranno prima deportare circa 500 braccianti in altri luoghi e poi andare incontro alle situazioni di emergenza.
Ci sono a nostro avviso situazioni molto meno drastiche e realistiche di quelle che la Regione e il Comune di Palazzo San Gervasio, compreso il Comune di Lavello ci hanno prospettato per semplicità, per recupero del patrimonio rurale, per logistica e soprattutto investendo su un patrimonio che è della regione Basilicata e del Demanio pubblico. Mi riferisco alle tante abitazioni di Gaudiano di proprietà del Consorzio di Bonifica (Ente Regionale), delle case di Boreano di proprietà della Regione Basilicata e di altri borghi presenti nelle campagne. Offrendo in questoi modo servizi, vicinanza al posto di lavoro, autonomia abitativa. Nel contempo mettendo in atto politiche abitative interne ai Centri in forte spopolamento, attirando e auspicando popolazioni stabile e non stagionali nei centri storici o in altre aree con abitazioni vuote, persuadendo e non espropriando i proprietari delle case.
Nel contempo utilizzando le forze di volontariato facendosi carico di reali politiche di integrazioni e non ratificatori di progetti non condivisi.
Pensiamo che la Regione ancora una volta stia glissando il problema delle politiche delle immigrazioni facendolo pesare ancora di più sulla comunità palazzese, attirando l’amministrazione, con forte cifre di denaro (circa 2 milioni di Euro) in decisioni poco condivise creando ulteriori divisioni tra immigrati e locali.
Per questo nel nostro lavoro di persuasione verso i sindaci delle comunità vicino alla nostra chiediamo che questi partecipino attivamente e chiediamo un incontro alla Regione Basilicata e alla Presidenza della Provincia di Potenza.
Sostanzialmente due sono i progetti e le opzioni: la costruzione di un nuovo campo di accoglienza nel centro COM della Protezione Civile attraverso la posa di 24 Moduli Abitativi e l’altro attraverso disponibilità di abitazioni vuote messe a disposizione dai proprietari in forma libera o attraverso la requisizione degli immobili stessi.
Entro Lunedì 15 c.m. il Comune dovrà presentare il progetto alla Protezione Civile, all’assessorato alla Solidarietà Sociale e ad altri enti coinvolti nel procedimento, questo per la prima opzione. Per la seconda (case vuote) si aspetta ad un incontro con i tecnici dell’Ater.
Pur non entrando nel merito del progetto, il C. di D. A. Michele Mancino ha esposto le perplessità in riguardo a come la Regione Basilicata e il Comune di Palazzo San Gervasio stanno procedendo snobbando le associazioni che in questi 10 anni di accoglienza sono state le uniche protagoniste e animatrici di una “accoglienza possibile”.
La regione non ha mai invitato le associazioni che operano nel Centro di Accoglienza ma solo quelle a loro vicine. Tanto che nella Tasck Force regionale non è presente il mondo associativo. Questo ci preoccupa della strada intrapresa dalle politiche regionali che evidentemente si allineano con quelle “securitarie” del governo nazionale che non hanno fatto altro che creare una illegalità diffusa nel mondo agricolo (vedi i continui arresti di agricoltori) e persecuzione nei confronti dei migranti. Così come il Comune attraverso questa parvenza di riunioni aperte non ha accolto nessuna delle richieste fatte dalla scrivente; quelle proposte da altre associazioni erano limitate all’inserimento o meno di un presidio sanitario aggiuntivo a quelli gia normalmente esistenti.
Pur confermando la bontà del progetto, si hanno perplessità in riguardo alla mancanza partecipazione da parte degli altri comuni interessati al problema che potrebbero rendere vani gli sforzi e quindi tornare alle condizioni degli anni precedenti. Questo è dovuto alla mancanza di progetti arrivati da parte di altri comuni se non quello del comune di Lavello di ristrutturazioni di case dell’ex Zuccherificio che però è in territorio di Melfi, di proprietà di una società privata e probabilmente “ricco” di amianto. Vedesi in questo la buona amministrazione dei nostri intendenti.
Non ci convince, anche se la strada è da ritenersi giusta, il sistema di prenotazione di manodopera, da parte dei coltivatori, che dovranno far pervenire a partire da marzo (questa sembra essere la tempistica) al Centro per l’Impiego di Lavello o al numero verde che la Regione Basilicata dovrebbe istituire, in quanto non è vincolante per l’agricoltore accedere alla mano d’opera attraverso questa lista di braccianti. Così come sembra poco funzionante la questione del trasporto, organizzato dallo stesso Centro per l’Impiego, per la vastità del territorio che questi autobus dovrebbero percorrere in tempi brevi, che sono quelli dell’inizio e fine lavoro, e per le fermate incerte e sempre diverse. Finito un campo si passa al successivo e così via.
Anche la questione dell’uso delle Case Vuote, attraverso l’istituzione di una società (Casa Sociale) che interessano solo quelle del Comune di Palazzo San Gervasio, che per ospitare 500 braccianti, se ne richiedono almeno 100. Con un tipologia di casa locale: la quale interesserebbe in primis la casa sfitta del centro storico e non le nuove abitazioni; con una parcellizzazione della proprietà e i piccoli volumi abitativi, per lo più richiedenti lavori di adeguamento e ristrutturazioni altre che di allaccio ai servizi e arredo interno è poco percorribile in tempi brevi. Anche se si avviano processi requisitori, così come l’amministrazione è intenzionata a fare. Pensiamo che questo possa provocare ulteriore divisioni tra le comunità per il quale la comunità del posto, mai razzista e intollerante nei confronti di questi lavoratori, possa non capire questo stato di cose.
Da qui l’appello fatto dal Sindaco alla chiesa affinché gli dia supporto.
Il Centro di Accoglienza fatto invece all’interno della sede COM con moduli abitativi che in caso di calamità dovrebbe allontanare i migranti braccianti e far posto a non si è capito bene se alle popolazioni del posto o alla logistica della sede COM. Anche qui immaginate cosa potrebbe succedere se una calamità colpisse la nostra area nel mese di agosto dove si dovranno prima deportare circa 500 braccianti in altri luoghi e poi andare incontro alle situazioni di emergenza.
Ci sono a nostro avviso situazioni molto meno drastiche e realistiche di quelle che la Regione e il Comune di Palazzo San Gervasio, compreso il Comune di Lavello ci hanno prospettato per semplicità, per recupero del patrimonio rurale, per logistica e soprattutto investendo su un patrimonio che è della regione Basilicata e del Demanio pubblico. Mi riferisco alle tante abitazioni di Gaudiano di proprietà del Consorzio di Bonifica (Ente Regionale), delle case di Boreano di proprietà della Regione Basilicata e di altri borghi presenti nelle campagne. Offrendo in questoi modo servizi, vicinanza al posto di lavoro, autonomia abitativa. Nel contempo mettendo in atto politiche abitative interne ai Centri in forte spopolamento, attirando e auspicando popolazioni stabile e non stagionali nei centri storici o in altre aree con abitazioni vuote, persuadendo e non espropriando i proprietari delle case.
Nel contempo utilizzando le forze di volontariato facendosi carico di reali politiche di integrazioni e non ratificatori di progetti non condivisi.
Pensiamo che la Regione ancora una volta stia glissando il problema delle politiche delle immigrazioni facendolo pesare ancora di più sulla comunità palazzese, attirando l’amministrazione, con forte cifre di denaro (circa 2 milioni di Euro) in decisioni poco condivise creando ulteriori divisioni tra immigrati e locali.
Per questo nel nostro lavoro di persuasione verso i sindaci delle comunità vicino alla nostra chiediamo che questi partecipino attivamente e chiediamo un incontro alla Regione Basilicata e alla Presidenza della Provincia di Potenza.