Doveva essere la giornata del no: del no dei sindaci, dei cittadini, della Regione alle trivelle nel Vulture - Alto Bradano. Doveva essere ieri: giorno in cui gli amministratori dei 13 comuni interessati dal progetto di ricerca idrocarburi denominato «Palazzo San Gervasio» si sono incontrati con l’assessore regionale all’ambiente Agatino Mancusi per far sentire la loro forte contrarietà a quel progetto. Il loro sforzo, però, è servito a poco. Proprio ieri, nello stesso giorno della riunione, infatti, scadevano i sessanta giorni per il silenzio assenso ossia il termine ultimo entro il quale la Regione era chiamata ad esprimersi sulla richiesta di esplorazione presentata dalla società americana «Aleanna Resources».
E poiché la Regione non si è espressa è evidente che sulle carte ci sarà un parere positivo grazie al silenzio assenso. Certo, con la legge 1355 definita decreto energia varata dal Governo nazionale qualche mese fa, la decisione finale in materia di estrazioni petrolifere spetta all Ministero per lo sviluppo economico (mentre alla Regione resta il parere vincolante legato alla valutazione di impatto ambientale) ma è evidente che il silenzio assenso nella vicenda del Vulture pesa. Pesa perché gli amministratori di tutti e 13 i comuni interessati dal progetto si sono sono detti contrari, pesa perchè sono in tanti a chiedersi cosa succederà se gli screnning dell’Aleanna Resources oil & gas exploration dovessero dare un risultato positivo.
«Prima della legge 99 del 2009 – sottolinea l’assessore Mancusi – c’era l’obbligo per il ministero di sentire gli enti locali. Dopo questa legge, c’è invece l’obbligo di sentire solo la Regione. Tuttavia, come testimonia l’incontro – noi vogliamo essere vicini ai comuni e alle popolazioni condividendo ogni passo di questo percorso attraverso una consultazione permanente. Sappiamo che questa materia dell’estrazione degli idrocarburi è tutta in capo allo Stato. E tuttavia tenteremo, da un punto di vista legislativo, di individuare, tutti insieme, la strada più efficace per ridurre al massimo questo limite». Già il limite, quello di avere il potere di decidere, di scegliere senza che tutto venga stabilito a Roma. Gli amministratori dei comuni lucani vorrebbero abolirlo. Vorrebbero - al contrario - avere la possibilità di esprimersi sulla questione. Proprio come fatto ieri in Regione, quando uniti, si sono detti contrari alle estrazioni petrolifere in quello che è uno dei cuori pulsanti dell’agricoltura lucana.
«Noi siamo contrari all’attività estrattiva, c’è un’evidente incompatibilità ambientale - precisa il sindaco di Forenza, Francesco Mastrandrea - la nostra è una zona irrigua, naturalistica». Quella del sindaco di Forenza, però, non è la sola voce che esprime dissenso sulla questione. «Sono assolutamente contrario ad estrazione petrolifere nella nostra zona - aggiunge il sindaco di Oppido lucano, Rocco Pappalardo - tanto che abbiamo anche approvato una delibera con cui ci opponiamo a qualsiasi decisione in questo senso». Fermo nella necessità di voler capire, invece, il sindaco di Ripacandida, Giuseppe Annunziata. «Dobbiamo discutere» sostiene. Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore ai lavori pubblici del comune di Genzano di Lucania, Carmine Beccasio. «Non abbiamo avuto il tempo e quindi non abbiamo potuto visionare gli atti - precisa l’assessore - pertanto chiediamo alla Regione di farci conoscere come la ricerca possa interagire con lo schema Bradano- Basento. Sapendo che ieri, poi, scadevano i termini per le osservazioni abbiamo chiesto la proroga per la presentazione delle osservazioni».
Più nette le parole del primo cittadino di Banzi, Nicola Vertone. «Sono fermamente contrario alle estrazioni petrolifere - sostiene Vertone - anche perché la nostra è una zona irrigua e uno dei problemi riguarda lo schema idrico Basento- Bradano». Un progetto di milioni di euro, atteso da anni che ora potrebbe trovare un nuovo “stop” se nella zona dell’Alto Bradano arriveranno le trivelle.