Il WWF torna a chiedere che la Regione Basilicata non dia alcuna autorizzazione al permesso di ricerca di idrocarburi “Palazzo San Gervasio” presentato dalla AlAnna Resources. LLC. Da quanto si è appreso dalla stampa, nell’incontro di ieri convocato dall’Assessore all’Ambiente della regione Basilicata, Dr. Agatino Mancusi, anche i sindaci dei comuni interessati hanno espresso la loro ferma convinzione che il futuro dei loro territori passi attraverso lo sviluppo dell’agricoltura di qualità e del turismo, vere vocazioni dell’area, attività quindi decisamente in contrasto con quella di ricerca e di estrazione di idrocarburi, posizioni che il WWF sostiene da più di un decennio per tutto il territorio regionale.
Il WWF inoltre, entrando nel merito del progetto presentato dalla AlAnna Resources, ha presentato proprie osservazioni all’Ufficio VIA della Regione Basilicata rilevando come lo studio della società proponente sia sommario e carente di istruttoria. In particolare manca una descrizione dettagliata degli ambienti naturali e della fauna e della flora presenti nell’area, sui quali si riconosce esserci perlomeno un impatto di tipo acustico. Non essendo state individuate però le specie animali presenti è veramente difficile immaginare che conseguenze le attività di progetto possano avere su di esse. La stessa società afferma poi che “non sono stati ancora prodotti studi sull’entità e sulla soglia del disturbo acustico significativi verso la fauna presente in aree agricole” ed inoltre che :”la strumentazione che verrà utilizzata per l’indagine (energizzazione) non è al momento in possesso del committente, pertanto non è stato possibile eseguire misure in opera per la redazione di una valutazione previsionale di impatto acustico.”
Quindi il proponente non è in possesso dello strumento e non può valutarne in azione i reali impatti acustici, non ha individuato le specie faunistiche presenti nell’area e non ha prodotto studi sull’entità e sulla soglia del disturbo acustico significativo verso la fauna presente in aree agricole!
Si tenga presente, al fine di non sottovalutare la presenza di fauna in aree agricole che l’importanza del territorio rurale per la conservazione della biodiversità sia domestica (specie, varietà e razze animali e vegetali) che selvatica è oramai assodata, tanto che circa il 50% delle specie animali minacciate o in declino è in varia misura dipendente dagli ambienti agricoli. Per moltissime specie animali e vegetali italiane, gli ambienti agricoli hanno l’importante funzione di connettere le aree naturali residue oppure fungono addirittura da surrogati di ambienti naturali ormai estremamente rarefatti se non addirittura scomparsi completamente. Gli elementi del paesaggio agrario quali siepi, zone marginali non coltivate, boschetti e aree cespugliate sono importantissimi per molte specie selvatiche, ed in particolare per gli uccelli. Questi elementi di naturalità forniscono agli uccelli cibo, protezione dai predatori e siti di nidificazione. Gli uccelli degli ambienti agricoli sono il gruppo più in crisi a livello europeo e nella loro diminuzione non si riscontra nessuna inversione di tendenza negli ultimi decenni. L’emblema della profonda crisi delle specie agricole è rappresentato dal crollo di specie un tempo estremamente comuni come i passeri e le allodole.
Nello studio la società proponente afferma inoltre che le attività di ricerca non saranno svolte nelle aree protette. Nulla è detto però in riferimento alle aree di rispetto, ai corridoi ecologici, elementi fondamentali della rete ecologica su cui la regione Basilicata sta lavorando. Così pure è da rilevare che il permesso di ricerca insiste pur se parzialmente nell’area dell’istituendo parco regionale del Vulture per cui, per il principio di precauzione, non dovrebbe essere rilasciata alcuna autorizzazione ad attività di ricerche di idrocarburi, vietate nelle aree parco.
tratto da lucananews24