La mia visita quotidiana al sito palazzosangervasio.net mi consente oggi di intervenire per la prima volta su una questione che negli ultimi mesi è stata colpevolmente sottovalutata, quella della richiesta di autorizzazione ad estrazioni petrolifere in parte dei territori del vulture, dell’alto bradano, e della vicina puglia.
Già dal 1° aprile scorso la “OLA – Organizzazione Lucana Ambientalista” aveva sollevato la questione per poi presentare, entro il 17 maggio 2010, le proprie osservazioni al progetto; quello stesso giorno (17 maggio) scadevano i termini per la presentazione delle osservazioni, ma quello stesso giorno veniva convocato, per la prima volta, un tavolo regionale con i sindaci dell’area interessata.
Premesso che non faccio parte della “OLA”, ma ne seguo con interesse l’attività, ignorare l’allarme di un’associazione può provocare una duplice lettura: o c’è mancanza di fiducia nell’associazione stessa, fatto grave ma, con molti sforzi, digeribile, o c’è interesse a che il progetto non incontri particolari ostacoli nel suo percorso, ma questo può essere oggetto di valutazioni in altra sede.
Le considerazioni del caro amico Lorenzo Italiano, già vice presidente della comunità montana alto bradano, per quanto non mi trovino affatto d’accordo, sono quelle che spesso si ascoltano, a primo impatto, in molte persone interrogate sull’argomento: il
petrolio? E cosa aspettate? Non vedete la Val d’Agri quanto si è arricchita? E i posti di lavoro? E l’indotto? E le infrastrutture? E i sindaci che quasi non riescono a spendere le entrate derivanti dalle royalties?
Io credo che il progetto della società texana “Aleanna Resources” , ormai noto come “Progetto Palazzo San Gervasio, richieda alcune valutazioni più attente ed approfondite.
Il territorio, infatti è chiamato non tanto a discutere di “usurpazioni” o “svendite”, quanto a decidere se, in futuro, vuol vivere da tutt’altra parte.
È fuori dubbio, infatti, che l’economia della Val d’Agri ha avuto alcuni benefici dalla realizzazioni dei pozzi petroliferi; altrettanto indubbio è che quei territori sono tutt’altra cosa rispetto a quello che erano prima.
Dopo l’avvio dell’attività estrattiva, se non addirittura dopo l’avvio delle ricerche e dei monitoraggi, il territorio dell’Alto Bradano non sarà più lo stesso, così come il Vulture e la parte pugliese interessata al progetto.
La ricchezza di pochi comporterebbe inevitabilmente il disagio di molti, disagio ambientale, logistico e paesaggistico, così in una zona ad alta vocazione agricola, paesaggistica ed enogastronomica, sarebbero prevalenti trivelle, oleodotti e cisterne.
Siamo certi convenga lasciare questo ai nostri figli? Sono convinto di no. La disoccupazione, nel sud ed in Basilicata, è prevalentemente intellettuale: escludo che i giovani che hanno speso le proprie energie intellettuali e quelle finanziarie (delle rispettive famiglie) piuttosto che fare l’ingegnere o l’architetto, il medico o l’infermiere, il ragioniere o l’insegnante, si cimentino nell’acquisto di un’autocisterna nella speranza che l’oro nero duri per sempre.
E non mi risulta che nel sud della Basilicata, con l’avvio delle attività estrattive, siano diminuiti i giovani che “scappano”, né che l’economia locale abbia avuto benefici particolarmente interessanti.
Un solo fatto indubbiamente positivo: le infrastrutture; mi riferiscono che alcuni comuni dopo aver rifatto decine di volte marciapiedi e strade, costruito fontane ed aree verdi attrezzate, costruito palestre e strutture di pubblica utilità, addirittura hanno difficoltà per
spendere ciò che entra dalle royalties.
E una scelta di vita: ad un comune pieno di belle strutture, di belle strade, di belle fontane, ma svuotato di giovani, preferisco un comune che riesca a promuovere ed incentivare quello che è, non quello che altri vogliono che sia.
Già dal 1° aprile scorso la “OLA – Organizzazione Lucana Ambientalista” aveva sollevato la questione per poi presentare, entro il 17 maggio 2010, le proprie osservazioni al progetto; quello stesso giorno (17 maggio) scadevano i termini per la presentazione delle osservazioni, ma quello stesso giorno veniva convocato, per la prima volta, un tavolo regionale con i sindaci dell’area interessata.
Premesso che non faccio parte della “OLA”, ma ne seguo con interesse l’attività, ignorare l’allarme di un’associazione può provocare una duplice lettura: o c’è mancanza di fiducia nell’associazione stessa, fatto grave ma, con molti sforzi, digeribile, o c’è interesse a che il progetto non incontri particolari ostacoli nel suo percorso, ma questo può essere oggetto di valutazioni in altra sede.
Le considerazioni del caro amico Lorenzo Italiano, già vice presidente della comunità montana alto bradano, per quanto non mi trovino affatto d’accordo, sono quelle che spesso si ascoltano, a primo impatto, in molte persone interrogate sull’argomento: il
petrolio? E cosa aspettate? Non vedete la Val d’Agri quanto si è arricchita? E i posti di lavoro? E l’indotto? E le infrastrutture? E i sindaci che quasi non riescono a spendere le entrate derivanti dalle royalties?
Io credo che il progetto della società texana “Aleanna Resources” , ormai noto come “Progetto Palazzo San Gervasio, richieda alcune valutazioni più attente ed approfondite.
Il territorio, infatti è chiamato non tanto a discutere di “usurpazioni” o “svendite”, quanto a decidere se, in futuro, vuol vivere da tutt’altra parte.
È fuori dubbio, infatti, che l’economia della Val d’Agri ha avuto alcuni benefici dalla realizzazioni dei pozzi petroliferi; altrettanto indubbio è che quei territori sono tutt’altra cosa rispetto a quello che erano prima.
Dopo l’avvio dell’attività estrattiva, se non addirittura dopo l’avvio delle ricerche e dei monitoraggi, il territorio dell’Alto Bradano non sarà più lo stesso, così come il Vulture e la parte pugliese interessata al progetto.
La ricchezza di pochi comporterebbe inevitabilmente il disagio di molti, disagio ambientale, logistico e paesaggistico, così in una zona ad alta vocazione agricola, paesaggistica ed enogastronomica, sarebbero prevalenti trivelle, oleodotti e cisterne.
Siamo certi convenga lasciare questo ai nostri figli? Sono convinto di no. La disoccupazione, nel sud ed in Basilicata, è prevalentemente intellettuale: escludo che i giovani che hanno speso le proprie energie intellettuali e quelle finanziarie (delle rispettive famiglie) piuttosto che fare l’ingegnere o l’architetto, il medico o l’infermiere, il ragioniere o l’insegnante, si cimentino nell’acquisto di un’autocisterna nella speranza che l’oro nero duri per sempre.
E non mi risulta che nel sud della Basilicata, con l’avvio delle attività estrattive, siano diminuiti i giovani che “scappano”, né che l’economia locale abbia avuto benefici particolarmente interessanti.
Un solo fatto indubbiamente positivo: le infrastrutture; mi riferiscono che alcuni comuni dopo aver rifatto decine di volte marciapiedi e strade, costruito fontane ed aree verdi attrezzate, costruito palestre e strutture di pubblica utilità, addirittura hanno difficoltà per
spendere ciò che entra dalle royalties.
E una scelta di vita: ad un comune pieno di belle strutture, di belle strade, di belle fontane, ma svuotato di giovani, preferisco un comune che riesca a promuovere ed incentivare quello che è, non quello che altri vogliono che sia.