Caserta 11 ottobre 2010
Roberto Della Rocca.
A Palazzo San Gervasio, piccolo comune a una trentina di minuti da Melfi, si è verificato un piccolo miracolo, uno di quelli che sono frutto del genio degli uomini. Un miracolo poiché al di là del fatto in sé che può apparire “normale” siamo da troppo tempo stati abituati a sottovalutarci o, peggio ancora, a soffrire di un complesso di inferiorità. Ma andiamo con ordine. Sabato 9 ottobre ci rechiamo, io e gli amici Fernando Riccardi, Fiore Marro e Giancarlo Rinaldi, a Palazzo San Gervasio dove l’ottimo Luigi Branchini, presidente dell’associazione Mediterraneo 2000 ha messo in piedi una delle manifestazioni meridionaliste più riuscite, malgrado la giovane età dell’evento (giunto solo al terzo anno): la notte del brigante. Una manifestazione, che si svolge tra Melfi e Palazzo, fatta di cultura a 360 gradi all’insegna della riscoperta della storia e delle tradizioni del sud. A Palazzo San Gervasio abbiamo assistito ad un convegno di alto livello al termine del quale ci siamo intrattenuti a parlare con Giuseppe d’Errico discendente dei d’Errico che tanto bene hanno fatto al loro paese. Il signor d’Errico ci ha parlato della mostra che è allestita, nell’antico palazzo di famiglia (donato alla città dal suo avo), la più grande collezione privata di opere d’arte del sud Italia, 298 tele e 5000 stampe di autori del XVII e XVIII secolo che vengono esposte a rotazione nei saloni del palazzo d’Errico diventato una vera e propria pinacoteca per volere testamentario del cavaliere Camillo d’Errico, dal 1897. La mostra esposta in questi giorni con il titolo “Tra miti e storia. Protagonisti e racconti” raccoglie una cinquantina di tele che raccontano scene del mondo classico, latino, greco, e episodi ispirati alla storia romana, medievale e moderna. Di rara bellezza sono le raffigurazioni del pugliese Domenico Antonio Carella, che ritrae, agli inizi dell’ottocento Vulcano e Venere e Angelica e Medoro ispirate a due classici della letteratura antica (l’Eneide) e medievale (il ciclo di Orlando). La presenza de “Il trionfo di Bacco” del bolognese Annibale Caracci ci permette di delineare perfettamente le capacità da mecenate di Camillo d’Errico, a cui si deve la raccolta delle opere, mentre il “Goffredo di Buglione ferito sotto le mura di Gerusalemme” sottolinea la passione per i temi ispirati alla letteratura. Impossibile non raccontare la bellezza delle rappresentazioni classiche, di Galatea, di Polifemo, d’Europa rapita da Zeus e ancora di Venere, Danae, Ercole e Onfale. Opere che si affiancano al pezzo forte di un anonimo autore una natura morta che unisce alla “modernità” neoclassica un sapore caravaggesco, e ancora le realizzazioni di Giacomo Del Po, Domenico Antonio Vaccaro, Francesco De Mura e Francesco Solimena, autori di spicco del meridione artistico cinque-sei-settecentesco. Scomodando Dante si può sostenere che si tratta di una esperienza che intender non la può chi non la prova! Una esperienza che merita di essere fatta anche perché inquadrata non solo nell’ottica di una manifestazione vasta come la notte del Brigante ma anche perché si tiene in un comune, quello di Palazzo San Gervasio, dove l’ospitalità è massima. Dal primo cittadino, Federico Pagano, all’ultimo abitante tutti si prodigano nel rendere la permanenza a Palazzo quanto migliore possibile. Un esempio di civiltà ed educazione civica non indifferente. Dicevo all’inizio che la mostra Tra mito e realtà è il frutto del genio meridionale tante volte bistrattato. Lo confermo. Uomo di genio fu Camillo d’Errico che raccolse tante opere d’arte per la propria casa e che, alla morte, le mise a disposizione della collettività (assieme alle migliaia di volumi anch’essi finiti al comune nella biblioteca d’Errico). Genio lo hanno avuto i discendenti del benefattore che ancora oggi si occupano di preservare e organizzare le esposizioni. Geniale è stata la sintonia con cui si sono mossi l’amministrazione comunale e l’associazione Mediterraneo 2000 che hanno fatto di Palazzo San Gervasio, e di Melfi, due dei centri della lotta per il recupero della nostra storia, fatto di cui tutti dobbiamo renderne atto e ringraziare.
Fonte:Roberto Della Rocca-www.comitatiduesicilie.org