Apprendo con dispiacere e rammarico dell’accaduto nel mio paese di Palazzo San Gervasio. Tra l’altro, luogo che negli ultimi tempi ha tenuto banco sulla vicenda degli extra comunitari. Ed a scanso di equivoci, voglio premettere che le due vicende per quanto tematicamente simili, rappresentano tante differenze.

La notizia appresa, che riguarda il rapimento e lo stupro di una ragazzina da parte di tre giovani rumeni, rappresenta sempre molta preoccupazione e rammarico ma, mette in luce soprassalti di violenza ed ambiguità. Ed è ciò che si sente scatenare nelle ultime ore e nella società civile, con voglia di rappresaglie generalizzate nei confronti degli stranieri.

Credo in modo molto laico che, il vero tema nel nostro Paese non sia affatto quello di generalizzare e mai come in questo momento ne abbiamo bisogno. L’odio e l’intifada, soprattutto culturale hanno sempre generato l’opposto. E le problematiche sono aumentate anziché diminuire (Vedi es. Medio oriente e d Iraq).

La nostra piccola comunità di Palazzo, come tante altre nella nostra Italia, si sentono sempre più minacciate da stranieri che, a volte si macchiano di reati. Ma, il tema vero è : come vuole il nostro Stato difendere gli onesti e punire i colpevoli?? E da qui, che abbiamo il dovere di partire come riflessione e come cittadini italiani se, veramente vogliamo trovare una degna e giusta soluzione ai problemi della delinquenza. Altrimenti continueremo nella sterile generalizzazione e accuse sempre nei confronti altrui.

Alcuni amici, tramite il mio profilo di face book mi scrivono che questo sia un problema dettato dalla mancata integrazione degli stranieri. Bene, ma se ciò non accade a chi dovremmo imputare la colpa di tale fallimento di politiche sociali.

Io credo, per dirla alla Bauman, che la nostra società sia troppo individualizzata e “fluida”, da non capire che, solo ritrovandosi sulla strada delle certezze dei valori e delle leggi che potremo individuare soluzioni. Perché, l’incertezza odierna è un potente fattore di individualizzazione. E ciò ci rende sempre più sterili di fronte al mondo ed alle società che cambiano.

Ho avuto modo, nell’ultimo periodo di approfondire un bel libro che mette di fronte ad una conversazione sui temi del nostro vivere qui, oggi, in Italia. Intitolato “In “cerca dell’anima”, mette di fronte uno scrittore cattolico e un vescovo, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio.

Nello stesso si discute del perché questo paese, che Scaglia, parafrasando Shakespeare, chiama l’Italia del nostro scontento, un paese senza regole, pare sprofondato in una sorta di apatia che lo rende in apparenza privo di ambizioni e disinteressato al futuro. E perché, contrariamente a quanto avviene in molti altri paesi, non esiste da noi un dibattito reale sui grandi temi che appartengono all’identità di ogni uomo? Diritti umani, qualità della vita, religione, ambiente, povertà. Deducendone che, il nostro male, al contrario di ciò che si vuole far credere non è nello straniero che, in molti casi ci viene in soccorso, altrimenti saremmo un Paese senza futuro, ma nel nostro modo di accettare un mondo che cambia. E facendolo non rinchiudendosi nei conservatorismi e nelle paure ma, creando modelli di Stato in cui si rispettino le regole della società civile e dei diritti umani.

In conclusione, quello cui mi auguro e che ogniuno debba metter in campo, non è affatto la rabbia. E guai a lasciarsi andare a facili accuse ed equiparazioni. Ci sono tanti stranieri onesti e tanti italiani disonesti. Questo è uno Stato che deve ritrovare imparzialità e legalità come stella polare del vivere civile.

Savino Italiano