(Adnkronos/Labitalia) - E' alta l'intensita' del caporalato in alcune regioni italiane, nel settore dell'agricoltura. E' quanto emerge dalla mappa del caporalato resa nota oggi in occasione della presentazione della proposta di legge per fronteggiare il fenomeno, lanciata dalle categorie dell'edilizia e dell'agroindustria della Cgil, la Fillea e la Flai.

In Sicilia, i fenomeni di caporalato sono presenti in tutta la regione. Si segnala, in particolare, la provincia di Siracusa e i comuni di Cassibile, dove in primavera avviene la raccolta delle patate, di Pachino e di Avola. Nel ragusano, invece, intermediazione di manodopera e lavoro nero sono molto diffusi nelle aziende orto-frutticole del distretto di Vittoria.

 

 

Alta intensita' anche in Calabria, dove i fenomeni di caporalato sono presenti in tutta la regione. Particolarmente interessata e' la Piana di Gioia Tauro, dove si trova Rosarno e dove da ottobre a febbraio si tiene la raccolta degli agrumi (mandarini prima e arance poi). Rispetto a un anno fa, quando vi fu la rivolta dei braccianti africani, la presenza di lavoratori extracomunitari e' di circa 800 persone, alloggiate in tutta la Piana presso casolari abbandonati, case in affitto e perfino nelle stazioni ferroviarie.

 

 

In Puglia, i fenomeni del caporalato sono presenti in tutta la regione. Il fronte piu' caldo e' quello della Capitanata, dove tra luglio e agosto si svolge la raccolta del pomodoro. Si segnalano, pero', anche le province di Brindisi, Lecce, Bari e Taranto, dove per tutto l'anno vengono regolarmente occupati a nero e sotto caporalato lavoratori sia italiani che stranieri.

 

 

In Basilicata, si segnala la provincia di Potenza e, in particolare, la zona Palazzo San Gervasio, dove a fine agosto (con un leggero ritardo rispetto alla Capitanata) si svolge la raccolta del pomodoro. In Campania, ci sono fenomeni presenti soprattutto nelle province di Caserta e di Salerno. Nel casertano, si segnala una forte presenza di caporali a Villa Literno e Castel Volturno.

 

 

Nel salernitano, e' interessata da questi fenomeni tutta la Piana del Sele, uno dei piu' grandi bacini agricoli del paese. Qui c'era il 'ghetto' di San Nicola Varco, una struttura abbandonata dove avevano trovato alloggio circa 800 braccianti agricoli di orginine maghrebina. L'anno scorso la struttura e' stata sgomberata ma i lavoratori sono rimasti tutti, o quasi, in zona e alloggiano in casolari abbandonati o in piccoli appartamenti in affitto.

 

 

Nel Lazio, e' media l'intensita' del caporalato. Si segnala la provincia di Latina, importante polo agricolo e luogo dove hanno sede molte aziende floricole. La manodopera in nero e sotto caporali e' per lo piu' indiana. In Abruzzo, si segnala il bacino del Fucino, in provincia de L'Aquila, dove avvengono le raccolte di prodotti ortofrutticoli e dove vengono occupati soprattutto lavoratori del Maghreb o neo-comunitari provenienti da Polonia e Romania.

 

 

In Emilia Romagna, si segnalano le province di Modena e Cesena. Nel modenese, caporali operano nel settore della macellazione, dove i lavoratori extracomunitari vengono assunti a nero e attraverso intermediazione da finte cooperative di facchinaggio. Nel cesenate, sono in progressivo aumento lavoratori nelle medesime condizioni nelle aziende ortofrutticole. In Toscana, invece, si segnala qualche piccolo fenomeno in provincia di Siena, legato al distretto del vino.

 

 

In Veneto, c'e' la presenza del caporalato in provincia di Padova. In Trentino Alto Adige, si segnala la raccolta delle mele nella provincia trentina. In questo caso, e' un fenomeno nuovo, per ora marginale ma comunque in espansione. In Lombardia, si segnala la provincia di Mantova, in occasione della raccolta estiva dei meloni. E' presente una forte comunita' indiana.

 

 

 

Fonte: Adnkronos/labitalia