PALAZZO S.G. – Ieri mattina di buon’ora, quando hanno deciso di entrare in azione, i Carabinieri di Palazzo S. Gervasio pensavano di poter concludere un’operazione di polizia giudiziaria con una certa sollecitudine e pure senza grossi intoppi. Anche se quando si va ad arrestare qualcuno ci vuole sempre tanta attenzione. E così i militari dell’Arma in servizio nel centro alto-bradanico si sono imbattuti in una situazione da prendere davvero con le molle. Anche per evitare che si verificasse un’autentica tragedia.
 
Durante un servizio predisposto con cura, anche perché si sapeva dove andare e chi trovare, per arginare la diffusione del fenomeno dell’immigrazione clandestina (a Palazzo San Gervasio ci sono sempre stati dei picchi considerevoli e non solo nei mesi “caldi” dei lavori agricoli), gli stessi Carabinieri hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, un tunisino clandestino, Nader Mahgoub, 38 anni, da tempo ricercato dalle forze dell’ordine perché inottemperante da un decreto di espulsione dal territorio nazionale emesso dal questore di Potenza lo scorso 11 febbraio. Era rimasto a Palazzo S. Gervasio nonostante che su di lui pendesse un provvedimento chiaro e perentorio. I Carabinieri si erano accorti che il tunisino non si fosse mai allontanato dal paese e si sono attivati per mettergli le manette ai polsi. Quando sono arrivati sul ciglio della porta dell’abitazione occupata dall’extra-comunitario hanno subito compreso che c’era qualcosa che non quadrava. Ed infatti non c’è voluto molto per rendersi conto che l’uomo, vistosi ormai accerchiato dai militari dell’Arma ed in pratica nell’assoluta impossibilità di trovare un varco di fuga, si stava preparando a darsi fuoco. Un gesto a dir poco folle per sfuggire alla cattura. Il tunisino si era già sparso sui vestiti un bel po’ di alcool. Di quello che di norma si tiene in casa per disinfettare eventuali ferite riportate in incidenti domestici. I militari di Palazzo S. Gervasio, coordinati dal maresciallo capo Pietro Tempesta e collaborati dai colleghi della Compagnia Carabinieri di Venosa comandata dal cap. Vincenzo Varriale, hanno fatto appena in tempo a sfondare una finestra laterale all’appartamento in cui si trovava il tunisino clandestino e strappargli gli abiti di dosso prima che azionasse l’accendino che aveva già tra le mani. La repentina azione dei militari della Benemerita evitava che si consumasse un’autentica tragedia dettata dalla disperazione. Entrato in Italia da tempo il tunisino non è mai riuscito ad ottenere un regolare permesso di soggiorno. E questo perché ha puntualmente lavorato in nero e perciò nell’impossibilità di mettersi a posto con la legge. Espletati gli adempimenti di rito in caserma, veniva dichiarato in arresto (la legge vigente sull’immigrazione clandestina, dopo un decreto non osservato di espulsione, lo prevede espressamente) e trasferito presso il carcere di Melfi a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
Fonte: www.nuovadeldud.it