«L'apertura da parte della magistratura di un'inchiesta sul Centro di identificazione ed espulsione di Palazzo San Gervasio, rende necessaria un'intensificazione delle iniziative per ottenerne la chiusura, ed il blocco dei lavori per la realizzazione di strutture prefabbricate al suo interno».
Il commento è di Pietro Simonetti, un tempo consigliere regionale e presidente della Commissione immigrazioni della Regione Basilicata, ed oggi coordinatore del Comitato tecnico scientifico del Centro dei lucani nel mondo «Nino Calice».
Simonetti, nel suo ennesimo intervento contro le modalità di gestione della struttura di Palazzo San Gervasio, parte dalle notizie diffuse nei giorni scorsi dalla stampa - ed in particolare da Repubblica.it - riguardanti un'indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Melfi. L'inchiesta dei magistrati lucani, a quanto sembra, è stata avviata per ricostruire cosa sia accaduto nell'ex campo di accoglienza di Palazzo, dal quale circa una settimana fa erano stati evacuati i circa 60 tunisini fino ad allora ospitati, per dare inizio - questa è l'ipotesi più accreditata - a lavori per modificarne la funzionalità.

«Il compito dei magistrati - prosegue Simonetti - è quello di verificare eventuali responsabilità sui fatti accaduti nelle scorse settimane».

Ma per la Procura di Melfi non sarà un'impresa facile, anche perché, i diretti testimoni non ci sono più. La maggior parte dei tunisini, infatti, giovedì scorso è stata allontanata in gran segreto, mentre nella struttura di Palazzo San Gervasio venivano smontate le tende allestite ad aprile. Sempre da notizie di stampa, pare che una buona parte degli ospiti del Cie di Palazzo San Gervasio sia stata rispedita in Tunisia, mentre alcuni di loro sono finiti nel Centro di identificazione ed espulsione di Bari.

Tutto questo, mentre il capogruppo dei senatori di Italia dei Valori, Felice Belisario, ha annunciato iniziative a livello parlamentare per far luce sulla vicenda, dopo essere riuscito ad entrare nel Cie di Palazzo (sabato scorso, poco prima della manifestazione organizzata dalle associazioni lucane, ndr.). «Sarebbe utile capire - prosegue Simonetti - chi ha scelto di localizzare il Cie a Palazzo, tenuto conto - ricorda - che l'anno scorso il Comune aveva certificato l'inagibilità della struttura, ritenendola non in sicurezza».

Secondo Simonetti, dopo la manifestazione «di sabato è necessario mantenere la mobilitazione e affrontare la questione dei migranti che lavorano in Basilicata, anche perché, dopo le recenti notizie sulla perdita di oltre 600 posti di lavoro nelle scuole lucane, diventa sempre più urgente un piano di ripopolamento dei comuni e la riutilizzazione delle case sfitte, mediante un apposito piano degli enti locali e delle parti sociali e culturali».
Fonte:www.lagazzettadelmezzogiorno.it