Dal blog di Vito L'Erario attivista OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) e producer Ola Channel.

Una delle piaghe dell'agricoltura dei giorni passati e odierni è l'uso di fitosanitari e fitofarmaci utili, secondo una certa lobby, a salvaguardare i prodotti della terra dai cattivi parassiti.

Ricordo, che l'amico Ennio La Malfa (giornalista RAI in pensione e presidente dell'associazione ambientalista Accademia Kronos) mi raccontava che negli anni '70 conduceva una trasmissione televisiva in RAI dal nome "A come Agricoltura", successivamente sostituita da Linea Verde che ne raccoglieva, quindi, una pesante eredità. Ricordo vagamente quella trasmissione per la mia età, ma la ricordo ben volentieri. Ennio, già a quei tempi, affrontava il problema dei concimi chimici in agricoltura, mettendosi di traverso ai nascenti consorzi che proprio in quegli anni economizzavano grazie proprio all'introduzione della chimica in agricoltura. Mi raccontò che ci furono un mare di polemiche, fu lasciato solo contro i potenti consorzi. Fu destituito dall'incarico dai vertici RAI e mandato in radio. In quella trasmissione si parlava di biologico e biodinamico, parole che facevano venire la diarrea alle industrie della chimica. Altri tempi.
Oggi siamo nel 2011, e di tempo ne è passato, ma nulla sembra cambiato.
I concimi si continuano ad utilizzare come se fossero cioccolatini, soprattutto per quei proprietari terrieri che mirano alle grandi distribuzioni.
E che ne dica la Direttiva Nitrati dell'UE che ha dichiarato l'intero metapontino vulnerabile da nitrati: un'area che ricordiamo essere molto vocata all'agricoltura. Lo sa l'ALSIA come i tanti operatori del settore che ora non potranno più utilizzare fertilizzanti chimici e effluenti zootecnici in maniera indiscriminata, ma con qualche osservanza, per un'area di 50.000 ettari dei comuni di Bernalda, Pisticci, Scanzano Jonico, Policoro, Nova Siri, Rotondella e Montalbano Jonico.

Resta però un dubbio sulle aree oggetto di vulnerabilità da nitrati emanate da Bruxelles.
Esiste una mappa chiara della Provincia di Potenza (Rapporto Ambientale Preliminare del Piano gestione rifiuti - vulnerabilità da nitrati di origine agricola) in cui emerge che le aree a rischio nitrati comprendono anche una vasta zona dell'Alto Bradano, tra cui fette di territori di Genzano di Lucania, Banzi, Palazzo San Gervasio, Acerenza, Maschito, Forenza e Rapolla; con i due terzi del territorio di Venosa "vulnerabile", e Lavello e Montemilone totalmente interessate dal fenomeno. Guardando, però, la mappa (sopra) è interessante notare che a valle dell'area industriale di San Nicola di Melfi, e ai confini col territorio di Lavello (torrente Olivento), vi sia la stessa situazione delle aree descritte pocanzi.
Emerge quindi un quadro scuro delle pratiche agricole utilizzate negli anni passati, e attuali, per queste aree a cui non risulta esserci alcun provvedimento di mitigazione da parte degli enti preposti, quali Regione Basilicata e stesso Ministero competente.
Perchè la Direttiva non ha tenuto conto anche di queste aree? Le falde acquifere sono quindi contaminate da nitrati e altre sostanze derivate da concimi chimici? Chi tutela la salute dei cittadini?
Una domanda forse troppo impertinente a cui so che non vi sarà alcuna risposta, o forse..