Dal blog di Vito L'Erario, attivista OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) e producer Ola Channel
Il progetto ViDEPI
Eppur qualcosa mi era sfuggito. Spulciando negli archivi pubblici dell'UNMIG del Ministero per lo Sviluppo Economico, ed in particolar modo nella pagina dedicata al progetto ViDEPI (Visibilità Dati Esplorazione Italiana), scopro con mia profonda sorpresa che per il permesso di ricerca "Palazzo San Gervasio" - oggi sotto la lente di ingrandimento della Aleanna Resources LLC - esistevano due permessi omonimi: uno del 1971 e l'altro del 1993.
Il progetto ViDEPI - si legge nella pagina di presentazione - è stato proposto, ed oggi diretto, dalla Società Geologica Italiana proprio per rendere accessibili e pubblici i documenti storici dei vecchi titoli minerari, che significano ricerche di idrocarburi liquidi e gassosi.
Entrando nella sezione specifica "Documentazione dei titoli minerari cessati" del sito ViDEPI scopro quanto di mio interesse: questo permesso di ricerca è cosa vecchia, soprattutto per gli americani e la stessa ENI.
Silenzi, assensi e prospezioni sismiche
Sapere che il progetto vede come partner la stessa Assomineraria, il Ministero per lo Sviluppo Economico e la Società Geologica Italiana, e che la stessa ENI e la G.E. Plan Consulting (la società chiamata dalla Aleanna per fare le prospezioni sismiche) sono collaboratori esterni, è certamente motivo di interesse per chi crede che la trasparenza è la base su cui costruire memoria e realtà, quella che oggi ostinatamente qualcuno tenta ancora di insabbiare con operazioni molto discutibili. Mi riferisco a quei comuni interessati ai progetti della texana Aleanna Resources LLC, su tutti il Comune di Venosa, tutt'oggi ancora silente e forse abbastanza accondiscendente.
Il mio obiettivo è quindi proprio quello di far conoscere ai cittadini cosa accadde in passato, cosa accade oggi, e cosa potrà accadere se non ci si da una svegliata.
Tornando alla storia mineraria del Vulture-Alto Bradano, che devo dire è ricca di molti particolari, emergono notizie davvero molto interessanti che ci rendono l'idea come la corsa all'oro nero spesso coincide con la schizzofrenia del buco ad ogni costo o della stessa prospezione sismica, pratica molto seguita per indagare i substrati, scovare magari una "spiaggietta" di petrolio o gas, fregandosene dei continui bombardamenti che il suolo subisce.
I permessi Palazzo San Gervasio 1971 e 1993
Il permesso di ricerca "Palazzo San Gervasio" del 1971 riguardava per l'appunto il bacino geologico dell'appennino meridionale - avanfossa bradanica. Dal rapporto sismico (relazione n.714559 rilievo sismico a riflessione) a firma del Prof. I. Finetti dell'Osservatorio Geofisisco Sperimentale di Trieste e stilata per contro della Mineriaria Texas Italiana Spa, che a suo tempo aveva la sua sede a Roma, emerge che dai dati statistici sulla registrazione e perforazione per ricavare i tracciati sismici utili all'indagine, furono realizzati 46 pozzetti dove furono fatti esplodere 136 kg di esplosivo, 303 detonatori, 28000 m di miccia, il tutto per ricavarne 95 scoppi e 51 scoppi con geogseis (miccia). Queste operazioni di perforazione e registrazione cominciarano il 24 novembre per poi terminare i 4 dicembre del 1971, grazie all'utilizzo di 20 geofoni, un carro scoppio 4x4, 3 perfotratrici (Mayhew, Western e 1 Auger Drill modello Carey H-1).
Leggendo il paragrafo dedicato alle raccomandazioni emerge quanto segue: "Nessuna particolare raccomandazione rimane da fare per il lavoro in campagna; i pozzetti per gli scoppi della dinamite sono stati perforati ad un ottima profondità quasi fino al limite delle argille".
Il Prof. Finetti nella sua relazione conclude affermando: "la copertura in profondità (400%) risulta insufficiente (...) da un tentativo abbiamo tracciato un orizzonte del Mesozoico che sta ad indicare una inclinazione verso NE nella zona esplorata. Una più alta copertura (1200%) è fortemente raccomandata per un ulteriore esplorazione sismica di questo permesso".
Nel 1993, con omonimo permesso di ricerca, ci pensa la PETREX Spa, joint dell'Agip. Nella relazione a firma del Dr. Roberto Innocenti è interessante la descrizione iniziale del permesso. Ecco cosa scrive: "La superficie è di 16.606 ha e corrisponde all'ex permesso Acerenza (Agip, Edison Gas, Fiat Rimi), alla 1^ riduzione d'area del permesso Banzi (Agip, Edison Gas, Fiat Rimi), e parte dell'ex permesso Masseria Lancieri (Agip, Edison Gas, Fiat Rimi). I temi di ricerca sono gas nella successione clastica plio-pleistocenica e olio nei carbonati della piattaforma apula".
Nella relazione si legge che dal 1963 al 1990 furono perforati 5 pozzi (Agatiello 1 per m. 1.870, Arcieri 1 per m. 2.050, Donna Caterina 1 per m. 2.091, Forenza 2 per m. 2.034, Oppido Lucano 1 per m. 1745), tutti risultati sterili. Se da un lato la Petrex auspicava obiettivi minerari perseguibili nell'area, quali olio nella piattaforma apula e gas nella serie pliocenica, dall'altra - dopo che il permesso venne passato alla SPI del gruppo ENI - si concluse che il potenziale esplorativo residuo era concentrato nel tema di sottofaglia, con l'unica "eccezione" individuata in una chiusura di 1,5 Kmq con parte di essa che ricadeva fuori permesso. Nell'agosto 2000, il Prof. Mezzi - che curò la relazione francobollata da tre marche da 200 lire cadauna - consluse che "tale struttura non soddisfa però i criteri minimi di economicità", per cui non fu prevista l'esecuzione di alcun sondaggio esplorativo.
A caccia del superfluo
Tuttavia è alquanto interessante come la storia mineraria di quest'area ci racconti di tentativi andati a vuoto, con sismiche riconoscitive a riflessione utilizzando esplosivo (dinamite!), pozzi esplorativi risultati sterili o se, con tracce di olio denso spesso risultato condensato, CO2 o addiruttura acqua salmastra e dolce (ricordiamo che l'area di Palazzo San Gervasio presenta una ricca formazione di falde acquifere), con tanto di relazioni firmate che dimostrano che oggi quello della texana Aleanna Resources LLC è l'estremo tentativo di ricercare il superfluo o per lo meno studiare allo spasmo un'area che è stata dichiarata nero su bianco anti-economica per le stesse società. E che ne dica il Prof. Mezzi che conclude la sua relazione, stilata per conto della Spi, con una frase eloquente in cui afferma: "il permesso Palazzo San Gervasio non presenta altri temi o situazioni con carattere esplorativo di sufficiente interesse, codesta società ritiene di dover abbandonare il titolo".
Mi sono sempre chiesto se tutte queste attività col tempo possano indurre a micro terremoti, ma questa è un'altra storia che vi racconterò prossimamente sempre e comunque da queste pagine.
Fonte: ViDEPI