Tensione, mancanza di alloggi, atti di intimidazione, intolleranza, incapacità di gestire il flusso di immigrati: la scorsa estate ci sono tutti gli ingredienti di una nuova Rosarno a Palazzo San Gervasio. La cittadina si è rivelata impreparata ad accogliere gli extracomunitari, molti dei quali si sono arrangiati in abitazioni di fortuna, tra vecchi casolari abbandonati, grotte, tende e baracche. Come farà, ora, a «metabolizzare» i 600 immigrati in arrivo da Lampedusa? Il centro di accoglienza era inadeguato allora. In pochi giorni è possibile rimetterlo in sesto?
Qualche dubbio lo avanzano Giannino Romaniello, consigliere regionale Sel, e Sergio Manieri, segretario provinciale di Potenza dell’Idv: «Quest’estate - ricorda Manieri - facemmo un sopralluogo e riscontrammo che il campo non mostrava segni tangibili degli interventi riconducibili ai circa 800.000 euro spesi nel corso dell’ultimo decennio: sembra che quei soldi non siano stati proprio investiti in quel sito o, perlomeno, non abbiamo lasciato alcuna traccia. In un momento così delicato non bisogna indugiare, anzi, bisogna essere pronti e offrire la nostra consueta solidarietà, come abbiamo più volte fatto. Ma questa volta, oltre al cuore, avvaliamoci di tutti i mezzi necessari per disporre ed organizzare centri di accoglienza dignitosi per tutti coloro che arriveranno, cominciando dai minori».
«Siamo in attesa - dice Romaniello - di verificare come si trasformerà il centro di accoglienza di Palazzo che, come è noto, il sindaco della cittadina dell’Alto Bradano ha ritenuto nella scorsa stagione estiva inidoneo ad ospitare gli immigrati venuti per la raccolta del pomodoro». «Sarebbe utile – sottolinea Francesco Mollica, consigliere regionale Mpa – che in questo momento la Regione possa impegnare mezzi e uomini per affrontare questa emergenza. Bisogna cogliere questa occasione per testare ciò che nel territorio dell’Alto Bradano avviene ogni anno, anzi sarebbe utile che i lavori che in questo momento vengono fatti a Palazzo San Gervasio servano per superare l’emergenza e siano utilizzati per ciò che avviene ogni anno in quel capoluogo».

Paolo Pesacane, assessore provinciale di Potenza alle Politiche socio-assistenziali, allarga il raggio d’azione del ragionamento: «La Provincia è disponibile a svolgere la propria parte in un sistema chiaro di relazioni e di condivisione degli obiettivi. Non collaborerà a qualsivoglia idea di accoglienza che preveda la restrizione fisica e si traduca in una prigione a cielo aperto». Secondo Pesacane «il piano di accoglienza va condiviso con altre istituzioni in una logica che coinvolga più territori».

Duro il commento di Angela Lombardi e Italo Di Sabato di Rifondazione comunista: «Bisogna lavorare e impedire che uomini e donne siano trasferiti nei nostri territori per essere nei fatti imprigionati, «colpevoli» di affrontare un viaggio verso il mondo senza avere chiesto il permesso. Bisogna impedirlo non per respingere a nostra volta ma perchè vogliamo accogliere. «Maroni e Larussa - concludono - non sanno far altro che trasformare una richiesta politica in respingimento: in questi territori, infatti, spianano e montano tendopoli assurde destinate non ai rifugiati da accogliere, ma a donne e uomini da recludere prima, da respingere poi perchè invisibili». [ma.bra.]
Fonte : www.lagazzettadelmezzogiorno.it